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Agricoltura

Merendine e cioccolato con olio di palma sostenibile: le pagelle del WWF

Merendine, biscotti e pane industriali ma anche margarine e surgelati sono preparati con olio di palma che rende questi prodotti leggeri sebbene troppo carichi di grassi saturi

L’olio di palma è uno degli ingredienti principali in molti prodotti che acquistiamo tutti i giorni: alimenti, cosmetici, saponi e detergenti e sta conquistando spazio anche come biocarburante. Ciò ha fatto sì che la domanda di olio di palma vada a raddoppiare entro il 2020 con conseguenze pesanti sulla deforestazione delle foreste tropicali. L’impatto per il Pianeta, ossia la casa che abitiamo, è davvero insostenibile: innalzamento ulteriore delle emissioni di gas a effetto serra provenienti dalle torbiere tropicali e aumento dei conflitti sociali tra le comunità a causa del land grabbing, ossia l’accaparramento di terre sottratte ai contadini dei paesi poveri e usate per coltivare biocarburante.

Consideriamo poi anche un altro aspetto relativo all’olio di palma come ebbe modo di spiegarci il dott. Filippo Ongaro a proposito del fatto che essendo ricco di grassi saturi, va consumato con moderazione. Le piantagioni più estese sono collocate nel Sud est asiatico e aree tropicali, anche se stanno conquistando terreno a discapito delle foreste in Africa e America Latina che esportano il 65% dell’olio venduto in tutto il mondo.

Dunque veniamo ai buoni propositi (vedremo più avanti se sufficienti) delle multinazionali di iniziare a usare olio d palma sostenibile, ossia prodotto in terrenii controllati che non sfruttano né risorse e né il lavoro degli agricoltori e che non interferiscono con gli ecosistemi e la biodiversità.

Ferrero ha deciso dopo la guerra subita in Francia contro la Nutella e le pressioni di Greenpeace di usare olio di palma sostenibile: (non vuole dunque) ma le pressioni dei consumatori, si è capito, possono far cambiare idea alle multinazionali. Anche Unilever per i suoi prodotti ha annunciato che dal 2014 si approvvigionerà con olio di palma sostenibile.

Dal 13 dicembre 2014 per effetto del recepimento del Regolamento UE 1169/2011 entraanno in vigore le nuove norme per le etichette e diverrà obbligatorio quali oli vegetali si usano depennando così la generica indicazione. Dunque per evitare defezioni dei consumatori più sensibili e meglio informati le aziende si sono rese conto che conviene iniziare a usare olio di palma sostenibile, ossia prodotto tenendo conto delle disposizioni RSPO.

E infatti proprio qualche giorno fa, l’11 novembre, si è concluso in Indonesia il meeting annuale RSPO Roundtable on Sustainable Palm Oil, ossia il tavolo dei controllori, mentre l’evento europeo si è avuto a Berlino lo scorso 3 settembre per la prima volta. Si consideri che attualmente a essere certificata è il 15% della produzione mondiale contro l’11% del 2011.

In merito il WWF ha dato le “pagelle” alle maggiori aziende mondiali del settore attraverso il Palm Oil Buyers Scorecard Report 2013 in cui sono analizzati 130 tra produttori e retailer di prodotti contenenti olio di palma.

Conquistano il podio dei virtuosi ossia che usano olio di palma sostenibile Ecover, Ferrero, IKEA, REWE, Unilever e la United Biscuits, ma spiega il WWF:

Quarantacinque delle 130 aziende valutate già utilizzano il 100% di olio di palma certificato sostenibile, in totale più di 2 milioni di tonnellate all’anno. Ma le 130 aziende tutte insieme utilizzano quasi 7 milioni di tonnellate di olio di palma all’anno – mostrando quanta strada ancora c’è da fare. Più di due terzi dei produttori e una percentuale leggermente superiore di rivenditori si sono impegnati per utilizzare il 100% di olio di palma certificato sostenibile entro il 2015.

In effetti a scorrere la classifica i comprende che la strada da fare per arrivare al 100% di olio di palma sostenibile è lunga. Tra i 78 produttori e i 52 retailer analizzati dal WWF solo 9 delle 130 aziende in totale rientrano nei parametri; altre 49 aziene hanno inziato a chiedere ai fornitori il rispetto delle norme RSPO. le restanti non sono ancora indirizzate verso queste politiche sostenibili.

Spiega il WWF:

La RSPO è in una fase critica. Gli acquirenti di olio di palma stanno iniziando a chiedere ai coltivatori di andare oltre le norme di base della RSPO, rendendo più stringenti e significativi i parametri per evitare l’acquisto di olio di palma da fonti sconosciute, ridurre al minimo l’uso di prodotti chimici pericolosi e tagliare le emissioni di gas serra. Ma la maggior parte degli acquirenti ancora non acquista olio di palma certificato RSPO, anche se è già disponibile sul mercato.

Olio di palma sostenibile: è sicuro per l’ambiente?

Il 17 ottobre si è tenuto un hangout organizzato dal WWF a cui hanno preso parte Greenpeace, RSPO e Mongabay perché un po’ di dubbi circa l’effettiva sostenibilità dell’olio di palma sostenibile (scusate il gioco di parole) sono stati sollevati da diverse associazioni ambientaliste.

Nell’inchiesta di 400 pagine Conflict or consent? The oil palm sector at a crossroads sono presentati 16 case history su come nonostante l’RSPO siano stati violati i diritti umani e ambientali per la produzione di olio di palma. La RSPO è stata istituita nel 2004 da vari gruppi tra cui il WWF e è l’organismo entro cui sono stabiliti i criteri per la produzione di olio di palma sostenibile e che ne in e cerca di incoraggiare l’espansione del settore in modi che non causano conflitto sociale.

Spiega Norman Jiwan direttore esecutivo di Transformasi Untuk Keadilan Indonesia:

Dalla sua fondazione otto anni fa, la RSPO ha adottato buone norme, ma molte aziende associate non mantengono le promesse fatte sulla carta. La RSPO dovrebbe accogliere questa sfida e verificare le aziende associate che non rispettano le regole poiché è in gioco la credibilità dell’organizzazione.

In pratica per molte aziende è sato sufficiente dichiarare di voler aderire, poi poiché nessuno controlla, nella pratica hanno proseguito a acquistare olio di palma alle vecchie condizioni e ciò perché la filiera non è né trasparente e né controllata.

Dice Marcus Colchester di Forest peoples program:

La RSPO funziona soltanto se gli impegni presi dai suoi membri sono genuini. La certificazione RSPO non doveva essere una manovra di marketing, ma doveva rappresentare una dedizione incondizionata nel rispettare la vita e i mezzi di sussistenza delle popolazioni indigene e delle comunità locali e le terre che essi chiamano casa. In qualità di membro del RSPO , chiediamo alla RSPO nel suo insieme di riaffermare questo impegno e di esserne all’altezza.

Via | Comunicato stampa WWF, Forest peoples programme, Forest peoples programme
Foto | AK Rockefeller su Flickr, oneVillage Initiative su Flickr

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