Cronaca ambientale
Chernobyl 27 anni dopo: Legambiente lancia una petizione europea
Legambiente lancia una petizione europea per chiedere alla Comunità Internazionale interventi concreti per aiutare i bambini che vivono ancora nelle zone contaminate ed effettuare monitoraggi indipendenti della radioattività nell’ambiente
Fra qualche giorno, precisamente venerdì 26 aprile, ricorrerà il 27esimo anniversario dell’incidente di Chernobyl che sconvolse il mondo sollevando nell’opinione pubblica un dibattito diffuso sulla costruzione delle centrali nucleari. Per non dimenticare quel tragico evento, Legambiente lancia su Change.org una petizione europea per chiedere alle istituzioni e alle organizzazioni governative interventi e progetti concreti a favore dei bambini e delle famiglie rimaste vittime della contaminazione.
Don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, Daniel Cohn-Bendit, co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, Monica Frassoni, co-presidente del Partito verde europeo, Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa, Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, Roberto Saviano, scrittore, Andrea Segrè, professore Ordinario di Politica Agraria Internazionale e Comparata all’università di Bologna, Gino Strada, fondatore di Emergency, Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, sono alcuni dei firmatari del documento che ha come punti chiave la ricollocazione residenziale, il monitoraggio ambientale indipendente delle zone radioattive e gli interventi di bonifica.
A 27 anni dall’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, nelle aree maggiormente contaminate della Bielorussia, della Russia e dell’Ucraina vivono circa 5 milioni di persone. Il villaggio di Gden, distante 15 chilometri dall’impianto, ha una popolazione di 250 abitanti: il 10% sono bambini che bevono e mangiano acqua e cibi contaminati.
Le istituzioni fanno finta di non vedere che queste zone morte, entro un raggio di 30 km dalla centrale esplosa, si stanno ripopolando. Tutto ciò è inaccettabile: serve una seria presa di coscienza della situazione e doverosi interventi per ridurre i rischi e gli effetti della contaminazione, e l’insopportabile pericolo dell’oblio. Senza interventi tempestivi tutte le persone che vivono nelle terre contaminate sono destinate a morire. Con questo appello chiediamo alla comunità internazionale, a partire dalla Commissione europea, di intervenire subito con programmi e progetti di ricollocazione residenziale per i bambini e le persone che ancora oggi vivono in villaggi all’interno delle zone morte; di sostenere progetti internazionali di monitoraggio ambientale per meglio studiare l’evoluzione della contaminazione radioattiva e attivare così interventi specifici e mirati di bonifica. Infine chiediamo di fermare la costruzione della nuova centrale nucleare già avviata nel nord della Bielorussia, a 50 km chilometri dal confine con la Lituania,
spiega Stefano Ciafani, vice-presidente di Legambiente.
Legambiente pone l’accento sulla ripopolazione delle zone del disastro, sulle coltivazioni, sugli allevamenti in loco e sui bambini, le vittime incolpevoli della presunzione degli adulti che ancora credono di poter controllare la natura in ogni momento.
Via | Comunicato stampa
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