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Pendolari: le linee ferroviarie peggiori d’Italia
Il rapporto Pendolaria verrà presentato il 18 dicembre. Eccone alcune anticipazioni
Lentezza, sporcizia e rincari delle tariffe. L’Italia dei pendolari è un panorama desolante di treni che arrivano in ritardo, non vengono puliti e diventano di anno in anno più cari. Da molti anni ormai la qualità del servizio è diventata inversamente proporzionale al costo del biglietto: più la prima è scesa, più il secondo è salito.
Come ogni anno Legambiente ha fatto il punto sullo stato delle ferrovie italiane vittime di tagli sistematici che dal 2010 al 2014 hanno ridotto del 6,5% il servizio ferroviario regionale spostando così sul traffico su gomma studenti e lavoratori. In Piemonte sono state soppresse addirittura 15 linee in soli tre anni e il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, fornendo un’anteprima del report che verrà presentato ufficialmente il 18 dicembre ha sottolineato come il sistema infrastrutturale su ferro sia incapace di rispondere alle reali esigenze dell’utenza italiana:
Per quei tre milioni di cittadini che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare o gli studenti per raggiungere scuole e università, la situazione diventa sempre più difficile a causa di treni troppo spesso vecchi, lenti e in ritardo. Autentici drammi giornalieri si vivono sulle linee della Campania, del Veneto, del Piemonte o del Lazio. Di fronte a questa vera e propria emergenza nazionale, occorre un cambio di rotta della politica. È vergognoso che il Governo non intervenga e che gli stanziamenti erogati dalle Regioni per questo servizio siano talmente risibili da non arrivare in media nemmeno allo 0,35% dei bilanci.
Rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico sono diminuite del 25% con regioni che, fra il 2011 e il 2014 hanno tagliato i servizi del 21% (Abruzzo) p del 19% (Campania e Sicilia). Il prezzo dei biglietti regionali è cresciuto a dismisura fino al + 47% del Piemonte e al +41%.
Le 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia
1) Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani: il sistema è composto da 3 linee che collegano la stazione Termini con Ciampino e si diramano verso Frascati, Velletri ed Albano Laziale. Il problema in comune alle tre linee è quello di una infrastruttura vecchia e che a Ciampino diventa ad unico binario per tutte e tre le direttrici.
2) Circumflegrea: 45mila pendolari che quotidianamente si muovono tra Napoli e l’area nord-occidentale della città attraverso le linee Circumflegrea e Cumana. Sulla Circumflegrea si riscontrano problemi di sovraffollamento e ritardi, c’è poi lo stato di degrado e fatiscenza di molte stazioni, abbandonate e vandalizzate, e per buona parte sprovviste di biglietteria o di obliteratrici. Problemi analoghi li trovano i pendolari che si spostano lungo la linea Cumana, anche se la situazione è migliorata nella seconda parte dell’anno grazie all’introduzione di due nuovi treni e di uno ristrutturato. Mentre continuano i soliti problemi sulla Circumvesuviana.
3) Bergamo-Milano: nonostante i recenti potenziamenti ed i consistenti investimenti sulla linea realizzati con il quadruplicamento della tratta Milano-Treviglio e il raddoppio della tratta Treviglio-Bergamo, sui 56 km di linea i tempi di percorrenza sono rimasti gli stessi di trenta anni fa con una velocità media di 60 km/h, pessime condizioni di viaggio con carrozze sovraffollate e sporche.
4) Siracusa-Ragusa-Gela: sicuramente la linea Siracusa-Gela che collega due Province importanti, lunga 181 km, ma ancora non elettrificata e a binario unico e che vede, soprattutto, un solo treno diretto collegare le due città. I tempi di percorrenza dei treni sono simili e in alcune relazioni (Comiso-Ragusa, Pozzallo-Modica) addirittura superiori rispetto a quelli di 20 anni fa. Le biglietterie nelle stazioni sono quasi del tutto scomparse.
5) Portogruaro-Venezia: la tratta di 62 km, ha visto un calo dell’offerta di servizio per i pendolari notevole. In particolare negli orari serali, con l’ultimo treno da Venezia verso il veneto orientale alle 22.41, mentre prima delle 7.20 nei giorni festivi non si può giungere a Venezia e persistono fasce di diverse ore sprovviste di treni regionali.
6) Catanzaro Lido-Lamezia Terme: linea di 42 km a binario unico, seppur strategica nei collegamenti regionali perché unisce i versanti tirrenico e jonico della Calabria, è stata classificata come tratta a scarso traffico e ad oggi conta 10 collegamenti al giorno (per senso di marcia) di cui solo 3 con treni regionali. Il resto è stato sostituito con autobus.
7) Le 14 linee tagliate in Piemonte: dal 2010 a oggi sono state cancellate ben 14 linee: Santhià-Arona, Pinerolo-Torre Pellice, Cuneo-Saluzzo-Savigliano, Cuneo-Mondovì, Ceva-Ormea, Asti-Castagnole-Alba, Alessandria-Castagnole-Alba, Asti-Casale-Mortara, Asti-Chivasso, Novi-Tortona, Alessandria-Ovada, Vercelli-Casale Monferrato e Sesto Calende-Oleggio. Quest’ultima tratta fa parte della storica linea ferroviaria Luino-Sesto Calende-Novara ed è stata soppressa senza alcun preavviso.
8) Salerno-Potenza: Anche quando i treni non subiscono soppressioni improvvise i ritardi sono all’ordine del giorno, con convogli che non raggiungono i 50 km/h di velocità di media e impiegano 2 ore e mezza per arrivare a destinazione. E con l’orario entrato in vigore un anno fa la situazione sulla linea è peggiorata dato che sono stati soppressi alcuni treni.
9) Campobasso-Isernia-Roma: Un unico binario non elettrificato tra Campobasso e Roccaravindola, per 75 km, è la principale ragione della lentezza e inadeguatezza del servizio rendendo gli spostamenti poco efficienti, oltre a treni in larga parte vecchi. Nel 2013 sono state chiuse le biglietterie a Isernia e a Campobasso.
10) Cremona-Piacenza: dalla fine del 2013 tutti i treni della Cremona-Piacenza sono stati soppressi e sostituiti con autobus. Una decisione clamorosa vista l’importanza di una linea elettrificata che costituiva una valida alternativa per gli spostamenti tra due capoluoghi di Provincia di due Regioni come Lombardia e Emilia.
Via | Legambiente