Inquinamento
Terra Madre 2014: il cemento non si mangia
Nell’ultimo decennio, in Europa, si è persa una superficie grande come l’isola di Cipro
L’isola di Cipro interamente coperta dal cemento: è questo il suolo consumato in Europa nell’ultimo decennio. Il consumo del territorio e la tutela del paesaggio sono due temi molto cari a Slow Food e della questione si è parlato sabato scorso a Terra Madre.
Anche il nostro Paese – in passato numero uno al mondo per numero di turisti – non brilla certo per quanto riguarda le politiche di contenimento del fenomeno: 22mila km quadrati della superficie dell’Italia è costruita, occupata da edifici, strade, infrastrutture, cave. Ciò significa che non è disponibile, non è utilizzabile ed è compromessa per sempre. Tra il 2009 e il 2012 sono stati persi 720 km quadrati di suolo, come se prendessimo le città di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo e le mettessimo una di fianco all’altra.
Il consumo di territorio “galoppa” a un ritmo di 8 mq al secondo e sarebbe ancora peggio se la crisi non avesse frenato la speculazione edilizia dilagante.
Ad aggravare la situazione nelle ultime ore si è messa anche l’approvazione della conversione in legge del cosiddetto Decreto Sblocca Italia, definito “surreale” da Carlo Petrini, che acuirà le problematiche legate al controllo e all’investimento in attività edilizie e di costruzione di infrastrutture. Questo nonostante circa il 47% della superficie costruita in Italia sia occupata da infrastrutture lineari, ossia strade, autostrade e ferrovie. In Italia si continuerà a costruire male, in modo forse più o meno lecito o dove non si potrebbe farlo, con una pianificazione del territorio che ignora il rischio idrogeologico, causa un’alterazione del paesaggio e riduce il terreno coltivabile.
Ma come sarà possibile nutrire un pianeta che cresce in maniera esponenziale se stiamo perdendo terreni agricoli? Quali saranno le conseguenze sull’agricoltura? Queste le domande che sono state poste nell’incontro di sabato scorso. Il peggiore degli scenari vedrebbe la diffusione delle monocolture per ottimizzare le produzioni, un aumento nell’uso di concimi chimici e pesticidi, una conseguente riduzione della biodiversità, l’inquinamento delle falde acquifere e del suolo e il suo impoverimento.
Fra i movimenti che si battono contro la progressiva cementificazione delle aree di suolo libero spicca il Forum nazionale “Salviamo il paesaggio – Difendiamo i territori”, un movimento di quasi 1.100 associazioni e circa 10.000 cittadini, che hanno come obiettivo quello di tutelare il nostro territorio dalla deregulation e quindi da decreti come lo Sblocca Italia) e dal cemento selvaggio.
I rischi di simili politiche sono sotto gli occhi di tutti, primo fra tutti quello delle alluvioni, cui assistiamo con spaventosa regolarità. E poi frane, smottamenti, che insieme alla riduzione della terra coltivabile, costituiscono un serio pericolo per la vita delle persone. Ma le reazioni dal basso non mancano, come quelle dei vignaioli del Lugana, che combattono contro i cantieri per la realizzazione della Tav nella tratta tra Brescia e Verona, che comprometterebbero seriamente la produzione del vino Doc della valle, oltre che l’indotto turistico di una zona come quella del Lago di Garda. Oppure il comune di Tronzano Vercellese, in provincia di Vercelli, che cerca da anni di contrastare l’attuazione di obsolete decisioni politiche sulla realizzazione di nuove cave nel proprio territorio.
Via | Comunicato stampa
Foto | Davide Mazzocco