Agricoltura
Dove nascono le rose
La coltivazione in serra genera più di dieci posti di lavoro per ettaro ed è una buona opportunità per le campagne, se viene rispettata la sicurezza dei lavoratori
Dopo l’allevamento delle trote, la coltivazione delle rose sfata un altro mito del Messico, che non è solo fatto di cactus e serpenti a sonagli.
Nella zona di Toluca, nel sud ovest dello Stato del Messico (1), la coltivazione è effettuata in serra, perché le temperature sarebbero altrimenti troppo basse, mentre la quantità di acqua fornita è più che sufficiente. Le rose sono molto assetate: ogni fiore richiede in media 4500 litri d’acqua! (2)
I fiori sono venduti per metà in Messico e per metà negli USA, soprattutto nell’area di Los Angeles. Il trasporto refrigerato è effettuato via terra, in questo modo l’impatto ambientale è molto inferiore rispetto al trasporto via aerea da altre nazioni del Sud America
La produzione è ad alta intensità di lavoro, poiché impegna oltre 11 lavoratori per ettaro. L’azienda è di piccole dimensioni (pochi ettari) e occupa una posizione al fondo di una piccola valle poco adatta all’agricoltura.
Il problema maggiore è la qualità del lavoro. Per almeno due decenni i lavoratori sono stati particolarmente esposti ai pesticidi, facendo trattamenti senza protezione adeguata. L’esposizione nelle serre è naturalmente maggiore che in campo aperto. Ore sembra che i lavoratori abbiano protezione adeguata, ma la competizione del mercato potrebbe sempre spingere qualcuno a tagliare i costi.
(1) Lo Stato del Messico, la cui capitale è Toluca, è uno dei 31 della Repubblica Federale del Messico e circonda come un ferro di cavallo il distretto federale della capitale.
(2) Dati forniti dal produttore. Per ogni giorno e per ogni ettaro, occorrono 20 mc di acqua di fonte nella stagione secca e 5 nella stagione delle piogge. Poiché le due stagioni durano metà anno ciascuno, il fabbisogno medio è di 12,5 mc/ha/giorno, cioè 4,5 milioni all’anno. La produzione annua è di 1 milione di fiori per ettaro.
Messico e rose, la faccia diversa dell’America [blogo-gallery id=”157325″ photo=”1-5″ layout=”slider”]