Cronaca ambientale
Disastro di Chernobyl, 28 anni fa il nucleare cambiava il volto dell’Europa
Il 26 aprile 1986 una nube di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore della centrale di Chernobyl, in UCraina, e ricadde su vaste aree intorno alla centrale: il più grande disastro nucleare della storia industriale
28 anni fa, all’1.23 del mattino, un brusco e incontrollato aumento della potenza e della temperatura del nocciolo del reattore n°4 della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, provocò quello che da tutti viene oggi descritto come il più importante disastro nucleare industriale nella storia dell’umanità.
Una nube di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree attorno alla centrale, ancora oggi interdette alla popolazione (e chissà per quanti anni ancora): 336.000 persone furono evacuate immediatamente e ricollocate altrove, ma gli effetti della nube di Chernobyl si sentirono in tutta Europa; alcuni nubi radioattive infatti raggiunsero l’Europa settentrionale (Finlandia e Scandinavia), ma anche l’Europa del Sud e l’Europa centrale: l’Italia del nord, la Francia dell’est, la Germania, la Svizzera, l’Austria ed l’area balcanica e addirittura piccole porzioni dell’America settentrionale vennero interessate, a diversi livelli di contaminazione, dalla nube radioattiva.
Chernobyl ha rappresentato, se possibile, la vera fine dell’Unione Sovietica ben 3 anni prima della caduta del muro di Berlino: il disastro ucraino infatti ha messo la parola fine alle mire nucleari, e più in generale all’industria pesante, del blocco sovietico, mettendo in seria discussione le misure di sicurezza e gli impianti di tutta l’Unione Sovietica, che dovette fare i conti con Chernobyl pagando con la storia il prezzo del disastro. Le radiazioni nei pressi del reattore misuravano ben 20.000 Röntgen/ora.
Il disastro ucraino ha mostrato al mondo i rischi inequivocabili dell’energia nucleare e dell’arricchimento dell’uranio: il personale della centrale si rese responsabile della banale violazione delle norme di sicurezza; l’aumento della temperatura del nocciolo del reattore 4 determinò una scissione dell’acqua di refrigerazione dello stesso in ossigeno ed idrogeno che, a causa dell’elevata pressione, causò la rottura delle tubazioni di raffreddamento: la nube radioattiva che fuoriuscì dalla centrale ha causato danni che vengono conteggiati ancora oggi, mentre si cerca (dopo 28 anni) di mettere in sicurezza il reattore grazie alla realizzazione ed all’installazione di un sarcofago in cemento armato (che presenta delle crepe, estese per oltre 1000 metri quadri).
L’Onu stima che i morti a causa dell’esplosione furono 65 nell’immediato, mentre oltre 4000 sono i decessi causati da tumori e leucemie negli anni a seguire: per i prossimi 80 anni l’intera zona sarà interdetta alla popolazione.
Chernobyl ha insegnato pochissimo all’umanità, che continua nella sua affannosa e bulimica ricerca di “energia sicura e pulita” con la pratica dell’arricchimento dell’uranio: il nucleare, che viene venduto al mondo dagli addetti ai lavori come il non plus ultra energetico per il futuro del pianeta, continua a distanza di 28 anni a mietere vittime, anche tra i nascituri. L’orrore che racconta questo interessante reportage fotografico è invece tutto dedicato all’abbandono di civiltà che, inevitabilmente, si è reso necessario in seguito al disastro.
Un disastro con il quale l’Ucraina, che oggi ha ancora problemi nei suoi legami con la Russia, fa molta fatica a fare i conti, con la storia e la società: è stato calcolato che i residenti nella zona di bassa contaminazione, tra il 1986 ed il 2005, colpiti in qualche modo dalle radiazioni siano circa 5 milioni di persone (che non subiranno alcun danno, presumibilmente, ma il dato fa riflettere).
Un costo che l’umanità non può permettersi, se vuole sopravvivere a se stessa.
“Le persone colpite dal disastro nucleare di Chernobyl hanno ancora bisogno di un sostegno mirato per creare nuovi mezzi di sostentamento e tornare ad essere autosufficiente. […] La comunità internazionale deve continuare a supportare il processo di bonifica e di sviluppo sostenibile della regione di Chernobyl contaminata e fare il possibile per evitare altri disastri nucleari in futuro.”
ha detto ieri il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, alla vigilia del 28esimo anniversario del disastro, rendendo evidente come il tema interessi tutto il pianeta, non unicamente quel piccolo spicchio martoriato di Ucraina, oggi sull’orlo della guerra civile. Ban ha elogiato la determinazione degli abitanti dei territori colpiti per far sì che la vita nella regione torni alla normalità, promettendo il sostegno delle Nazioni Unite fino alla definitiva risoluzione del problema.