Acqua
94 delfini morti: il mistero delle stenelle si infittisce
Continua ad aggravarsi il bilancio delle stenelle striate ritrovate senza vita lungo le coste tirreniche dello Stivale: secondo la Banca dati spiaggiamenti (Bds) il numero di delfini morti è salito a 94 esemplari.
L’ultimo rapporto sugli spiaggiamenti tratta queste misteriose morti, la cui causa è appunto ancora sconosciuta (in merito sono state formulate solo delle ipotesi), con dati di più ampio respiro: nel primo trimestre 2013 infatti risultano spiaggiati 125 animali di cui: 94 stenelle stiate (delfini), 10 Tursiops truncatus (il tursiope o delfino dal naso a bottiglia), 3 Grampus griseus (grampo o delfino di Risso), 1 Balaenoptera physalus (la balenottera comune), 1 Globicephala melas (globicefalo) e 16 animali non identificati.
L’ultimo caso di stenella arenatasi e morta sulle coste italiane è stato registrato il 31 marzo scorso nei pressi di Talamone (Gr); nell’ultimo rapporto pubblicato dalla Banca Dati Spiaggiamenti si legge:
Il dato appare molto superiore alle medie mensili registrate negli anni precedenti e in particolare la specie stenella (Stenella coeruleoalba) mostra un incremento di circa 8 volte rispetto alle medie degli ultimi 10 e 20 anni. Anche il numero di esemplari non identificati a causa dell’avanzato stato di decomposizione appare lievemente superiore, o perché tali “undetermined” in alcuni casi possono essere stenelle, o semplicemente per l’aumentata l’attenzione anche per carcasse e resti in precedenza non considerati.
Se nella conta dei morti i dati sono aggiornati con costanza inquietante, sulle cause le ipotesi sono ancora vaghe ed incerte: per il Ministero dell’Ambiente al momento i “principali indagati” rimangono un protobatterio (photobacterium damselae) ed il morbillo (morbillivirus delphini), anche se questa seconda ipotesi sembra volgere al tramonto; secondo le ultime scoperte dei ricercatori del Cert (Cetaceans stranding emergency response team)
[…] il virus è stato rintracciato in circa il 35% delle carcasse finora analizzate (aveva sofferto il morbillo circa il 50% dei delfini trovati nelle prime settimane dell’anno).
I ricercatori attualmente pare si concentrino fortemente sul quadro immunitario (fortemente compromesso) dei cadaveri dei mammiferi marini ritrovati lungo le nostre coste cosa che, unita al fatto che durante le autopsie non sono state riscontrate le lesioni ai tessuti tipiche delle infezioni mortali, sta aprendo anche all’ipotesi inedia: quasi tutti gli animali ritrovati infatti non mangiavano da giorni.
Le stenelle si cibano prevalentemente di piccole prede; naselli, seppie, calamari e sogliole, tutte specie soggette a attività di pesca intensiva, sopratutto nei tratti costieri tirrenici.
Secondo i ricercatori è possibile che l’aumento demografico delle stenelle abbia invaso l’habitat del delfino comune (scomparso dalle nostre acque negli ultimi 10 anni ed emigrato verso il mar Egeo e le acque adiacenti allo Stretto di Gibilterra): ciò potrebbe aver portato le stenelle in habitat costieri meno salubri rispetto al mare aperto.
Le tre cose (aumento demografico, pesca intensiva e conseguente scarsità di cibo, ambienti poco salubri) potrebbero rappresentare con tutta probabilità le tre concause principali di questa morìa decisamente straordinaria. Secondo ACCOBAMS (unFlickr accordo intergovernativo per la conservazione dei cetacei nel Mediterraneo, nel Mar Nero e nelle contigue aree atlantiche, firmato nel 1996 da quasi tutti i paesi del Mediterraneo, compresa l’Italia) virus o batteri da soli non spiegano questa morìa di stenelle: in questa breve relazione pubblicata il 15 febbraio (quindi non aggiornata ad oggi) ACCOBAMS scrive che visti i trascorsi epidemici nel Tirreno i delfini avrebbero dovuto sviluppare gli anticorpi necessari (ci furono due precedenti morìe, nel 1990-91 e nel 2007-11).
L’immunodepressione di tutti gli animali ritrovati però dovrebbe far pensare a cause legate all’inquinamento (cosa velatamente paventata anche ufficialmente, dal Ministero dell’Ambiente, quando scrive:
[…] E’ dunque possibile che l’aumento demografico abbia esposto le stenelle a habitat costieri con acque meno salubri rispetto al mare aperto. […] il poco cibo disponibile, più inquinato a causa dell’invasione di habitat costieri. […]
Un’ipotesi, quella di ACCOBAMS, non indicativa, che necessita di ulteriori dati e verifiche che però possono essere raccolte nel breve periodo: basterebbe chiedere a Francia e Spagna di fornire i più recenti dati disponibili sulla mortalità dei cetacei lungo le loro coste.
Via | Ministero dell’Ambiente
Foto | Flickr