Animali
Massacro di elefanti e rinoceronti in atto in Africa
Il bracconaggio e il commercio illegale di avorio e corno di rinoceronte muovono ogni anno 19 milioni di dollari e lasciano foreste e savane senza più animali.
Il WWF Svizzera non esita a definire un fallimento la lotta a bracconieri e commercio illegale di specie selvatiche e la denuncia arriva attraverso il rapporto Braconnage: un commerce sanglant – Bracconaggio: un commercio sanguinoso in cui si stima il giro d’affari della vendita illegale sopratutto di avorio e corno di rinoceronte è pari a 19 miliardi di dollari Usa all’anno. Non sembri una sovrastima: ai bracconieri un corno di rinoceronte è pagato 60 mila dollari al chilo; questo poi passa di mano in mano fino a triplicare il suo valore; l’avorio è considerato al pari dei diamanti, come bene rifugio e il suo valore cresce del 30% di anno in anno. Peraltro il rapporto del WWF pone l’accento sul fatto che il bracconaggio sia usato come sistema di finanziamento di gruppi terroristici.
Spiega Pierrette Rey la portavoce del WWF Svizzera:
Se si continua con questo ritmo, l’estinzione di alcuni grandi mammiferi sarà inevitabile.
Già sono stati uccisi 10 mila elefanti mentre in Sudafrica i bracconieri ammazzano 2 rinoceronti al giorno.
Per il WWF nell’ultimo decennio la situazione è decisamente precipitata e sopratutto manca un approccio globale al problema.
A mancare è la certezza della pena: i bracconieri nel nord ovest del Sudafrica al massimo pagano una penale da 14 mila dollari contro ad esempio, i cinque anni di prigione per chi traffica con 5 grammi di cocaina. Molta responsabilità è da attribuire anche ai paesi che accettano, chiudendo un occhio, di ricevere la merce illegale, come Vietnam, Cina e Thailandia che hanno incrementato la richiesta di avorio e corno di rinoceronte. La Cina ha recentemente legalizzato la vendita di avorio che però proviene da commercio illegale mentre la falsa credenza sopratutto in Vietnam, che la polvere di corno rinoceronte possa curare il cancro alimenta l’assurda caccia a questi animali.
questi i dati come forniti dal ministero per l’Ambiente del Sudafrica:
Nel 2012, in Sudafrica sono stati uccisi illegalmente 618 rinoceronti (stato al 10 dicembre) su una popolazione totale di circa 25’000 individui. Gli animali abbattuti nel 2011 sono stati 448 (13 nel 2007).
Nel 2011 sono state sequestrate oltre 5’250 zanne di elefante (23 tonnellate). Il numero di elefanti africani è passato da 5 milioni nel 1940 a circa 600’000.
Ogni anno 100 milioni di tonnellate di pesci sono vittime del commercio illegale. A questa cifra si aggiungono 1,5 milioni di uccelli vivi e 440’000 tonnellate di piante medicinali.
Il commercio illegale di specie selvatiche genera un fatturato stimato a 19 miliardi di dollari all’anno.
La Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES o Convenzione di Washington), adottata nel 1973, è il principale accordo mondiale per regolamentare il traffico di piante e animali, così come dei loro derivati. Vi aderiscono 176 paesi, tra cui la Svizzera.
Secondo il rapporto del WWF più aumenta il potere d’acquisto dei consumatori e più aumenta il commercio illegale dovuto al bracconaggio.
Spiega Tom Milliken, responsabile del programma Elefanti e Rinoceronti di TRAFFIC rete per il monitoraggio del commercio illegale:
Per la prima volta, in Sudafrica abbiamo visto bracconieri utilizzare elicotteri, apparecchi di visualizzazione notturna e armi pesanti. A un corriere reclutato in Asia bastano 24 ore per recuperare la merce in Sudafrica e rientrare in Vietnam con le corna di rinoceronte nel bagaglio a mano.
Il WWF individua in leggi più stringenti la soluzione al bracconaggio e al commercio illegale:
Il problema deve essere affrontato in modo più sistematico e deciso, prendendo di mira tutti gli anelli della catena commerciale. Vanno adottate strategie transnazionali e i paesi più disarmati devono poter accedere a strumenti investigativi moderni (come la cartografia genetica per rintracciare l’origine dei prodotti).
Via | Swuiss Info
Foto | Flickr