Inquinamento
Moda ecologica: i risultati della campagna Detox di Greenpeace
L’associazione ambientalista, a sette anni dal lancio della campagna contro le sostanze inquinanti nei capi d’abbigliamento, rilascia i primi dati.
Una industria della moda a basso impatto ambientale, che non faccia uso di sostanze tossiche e inquinanti per la realizzazione dei propri capi d’abbigliamento, è già possibile. E’ quanto ritiene Greenpeace dopo sette anni di campagna Detox nata per spingere le aziende della moda a dire addio alle sostanze chimiche pericolose entro il 2020.
Ad oggi sono 80 le aziende della moda che hanno aderito alla campagna, 60 delle quali sono italiane. Tra queste ci sono sia gradi marchi come Valentino, Miroglio e Benetton sia aziende tessili più piccole, come quelle del distretto tessile di Prato (che a sua volta, però, è il distretto tessile più grande d’Europa).
Queste 80 aziende rappresentano il 15% del fatturato dell’industria del fashion a livello globale. Manca ancora all’appello il restante 85%. Tuttavia, almeno nelle aziende aderenti a Detox, le cose sono migliorate: “Negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi in avanti nell’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose che inquinano le acque del Pianeta e, questo importante cambio di direzione nell’industria dell’abbigliamento, è stato senza dubbio innescato dalla campagna Detox“, spiega Bunny McDiarmid, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International.
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Tra gli obbiettivi già raggiunti insieme a queste ottanta aziende c’è quello di una maggiore trasparenza: è stata individuata una lista di sostanze chimiche da eliminare dalla produzione e i brand della moda aderenti a Detox pubblicano le emissioni di queste sostanze pericolose sia dei propri fornitori che dei subfornitori.
Si è anche ottenuto, almeno per 72 aziende su 80, l’eliminazione totale dei composti poli e per-fluorurati (PFC) utilizzati nei trattamenti idrorepellenti e antimacchia. “Le aziende del Consorzio Italiano Detox hanno già eliminato gran parte di queste sostanze – spiega Greenpeace in una nota – dimostrando che anche per realtà industriali, rappresentanti della piccola e media impresa, produrre in modo pulito è già possibile“.