Agricoltura
Arriva il riso perenne: di cosa si tratta e quali sono pregi e rischi
Il riso perenne è una possibilità che sta diventando sempre più realtà. Scopriamo di cosa si tratta e a cosa può portare.
Il riso è il cibo più consumato al mondo e per questo motivo si pensa spesso a mettere in atto tecniche sempre più sostenibili. Tra queste, una che è già stata messa in atto sia in Cina che in Uganda è quella del riso perenne. Un tipo di coltivazione che invece di essere fatta due volte all’anno potrà essere effettuata una volta ogni cinque anni. Un’opportunità sotto alcuni punti di vista ma della quale è importante conoscere anche eventuali svantaggi.
Come funziona la coltivazione del riso perenne
Tra gli studi messi a punto per rendere la coltivazione del riso più ecologica e sostenibile, non si può non citare quella del riso perenne. Nello specifico si tratta di una varietà di riso ibrida e più resistente di altre e nota come PR23. Questa varietà di riso dovrebbe consentire agli agricoltori di lavorare meno e guadagnare di più. E tutto grazie all’uso minore di fertilizzanti. Cosa che gioverà sia alla qualità del terreno che alla salute di consumerà il suddetto riso.
Nei cinque anni in cui non sarà necessario coltivarlo più volte, il riso consentirà di risparmiare sul lavoro, sui semi e sui fertilizzanti usati. E tutto portando ad un ambiente più sano. D’altro canto, è possibile che ci siano dei svantaggi. Tra questi c’è quello legato al terreno che seppur più forte, dopo cinque anni avrà delle radici più difficili da estirpare. Cosa che porterà ad un lavoro più duro.
Inoltre, la mancanza di aratura potrebbe portare alla proliferazione di funghi, insetti, etc…
Probabilmente, a riguardo ci sono quindi ancora diversi aspetti da considerare. Aspetti che una volta notati e risolti potranno portare un aiuto davvero concreto.
Com’è nato il riso perenne
Il PR23 è nato nel 1999 grazie ad una collaborazione tra l’international Rice Research institute e la Yunnan Academy of Agrigultural Scienses. Per ottenerlo sono state unite due varietà di riso, ovvero l’Oryza sativa e l’Oryza longistaminata.
Dalla loro unione è nato un riso molto più forte e che con le giuste accortezze potrebbe portare ad lavoro meno duro, ad un minor spreco di acqua e ad una coltivazione più che mai adatta all’ambiente.