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Bioedilizia

Alessandro Mazzi: vittoria del MOSE per la salvaguardia ambientale di Venezia 

Laguna di Venezia al tramonto

Venezia è una città unica al mondo, ma altrettanto fragile. La sua esistenza è da sempre minacciata dall’acqua, sia per le alte maree sia per i complessi fenomeni di erosione e subsidenza che affliggono la laguna.

Nel contesto della protezione della città, il progetto MOSE è noto per la sua funzione di difesa dalle acque alte, ma esiste un altro aspetto, meno noto, che riveste una rilevanza ecologica fondamentale: il recupero morfologico della laguna. Un elemento chiave in questa opera di salvaguardia dell’ambiente è stato l’ingegnere Alessandro Mazzi, il cui contributo ha reso possibile l’armonizzazione tra protezione fisica della città e il rispetto dell’ecosistema lagunare. 

La fragilità della laguna di Venezia: erosione e sostenibilità 

La laguna veneziana è un ambiente estremamente dinamico e delicato. A causa di fattori naturali e antropici, tra cui la costruzione di infrastrutture, il traffico marittimo e la deviazione dei corsi d’acqua, il sistema lagunare ha subito una progressiva erosione. Questo fenomeno ha portato alla dispersione dei sedimenti e al degrado di importanti elementi morfologici come le velme e le barene, strutture naturali che giocano un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio idrodinamico e ambientale della laguna. Senza di esse, la laguna perde la capacità di rigenerarsi naturalmente, con gravi ripercussioni sulla flora, fauna e, in ultima analisi, sulla capacità di proteggere Venezia. 

Il MOSE, pur essendo stato progettato principalmente per contrastare l’acqua alta, integra un insieme di interventi per il recupero morfologico della laguna. Questi lavori, di carattere ambientale e naturalistico, mirano a contrastare l’erosione e a ripristinare l’equilibrio ecologico che permette alla laguna di sopravvivere come ambiente vivente. Si tratta di una sfida complessa, che non riguarda solo la salvaguardia della città, ma anche la protezione del suo ecosistema unico. 

Alessandro Mazzi e l’Innovazione nel Recupero Morfologico 

Alessandro Mazzi, noto per il suo coinvolgimento nella realizzazione del MOSE, ha svolto un ruolo cruciale non solo nell’ingegneria civile, ma anche nella protezione ambientale della laguna di Venezia. Attraverso la sua collaborazione con Grandi Lavori Fincosit e altri enti locali, Mazzi ha contribuito allo sviluppo di soluzioni innovative per il recupero morfologico della laguna. Il suo impegno è stato rivolto a trovare un equilibrio tra le necessità ingegneristiche e quelle ambientali, unendo le tecnologie moderne con tecniche tradizionali di gestione del territorio. 

Le opere di recupero morfologico attuate sotto la sua supervisione comprendono la ricalibratura dei canali lagunari, il ripristino delle velme e delle barene e la protezione delle aree più vulnerabili dall’erosione. Questi interventi sono essenziali per garantire un corretto ricambio idrico e per trattenere i sedimenti all’interno della laguna, evitando la loro dispersione in mare. La strategia ha previsto l’impiego di sedimenti dragati dai canali per la ricostruzione di queste strutture naturali, una soluzione che non solo ha ridotto l’erosione, ma ha anche contribuito alla stabilità idrodinamica della laguna, favorendo il mantenimento dell’equilibrio ecosistemico. 

Il Recupero Morfologico: una strategia per il futuro 

Il recupero morfologico non è solo un’azione di manutenzione dell’ambiente, ma una strategia a lungo termine per proteggere l’ecosistema lagunare e garantire la sopravvivenza di Venezia. Questo approccio, promosso dall’ingegnere Alessandro Mazzi e dagli enti coinvolti nel progetto MOSE, ha consentito di ricostruire circa 1600 ettari di velme e barene, attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate e una pianificazione mirata. Gli habitat, essenziali per la biodiversità della laguna, sono stati riportati alla loro funzione originaria, contribuendo a migliorare la qualità dell’acqua e a ridurre l’impatto del moto ondoso. 

Uno degli aspetti più innovativi di questo approccio è l’uso delle fanerogame marine per consolidare i fondali, una tecnica che ha permesso di rinaturalizzare aree lagunari bonificate e di ridurre l’erosione costiera. Questi interventi non solo migliorano la salute ecologica della laguna, ma offrono anche una protezione indiretta per Venezia, poiché riducono la velocità e la forza dell’acqua che potrebbe colpire le strutture della città. 

La gestione dei sedimenti: verso un approccio sostenibile 

Uno dei problemi principali nella gestione dell’ecosistema lagunare è stato il trattamento dei sedimenti dragati dai canali. In passato, la dispersione di questi materiali rappresentava una minaccia per l’equilibrio ambientale della laguna. Grazie all’adozione del “Protocollo Fanghi”, datato 1993, e alla sua revisione in tempi recenti, è stato possibile sviluppare nuove linee guida per il riutilizzo dei sedimenti. Questo ha permesso di mantenere una gestione più sicura e rispettosa dell’ambiente, garantendo al contempo la continuità degli interventi di manutenzione e dragaggio dei canali lagunari. 

Il recupero morfologico non si limita alla semplice ricostruzione fisica delle strutture naturali, ma coinvolge una gestione sostenibile delle risorse e dei sedimenti, in un’ottica di protezione ambientale. In questo ambito, il lavoro di Alessandro Mazzi ha aperto nuove prospettive, dimostrando la possibilità di conciliare lo sviluppo con la salvaguardia dell’ambiente. Il ripristino morfologico della laguna veneziana è un esempio emblematico: non solo protegge la città, ma preserva il suo fragile ecosistema, costituendo un atto di salvaguardia fondamentale per garantire a Venezia un futuro vivibile e sostenibile.

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