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MOBILITA' SOSTENIBILE

Come le politiche urbane stanno incentivando la mobilità sostenibile

ragazza che cammina con la bicicletta per mano

Le amministrazioni locali hanno un ruolo centrale nell’incentivare la transizione verso una mobilità più leggera ed ecologica.

Alcuni casi di successo dimostrano che, se alla base c’è una strategia solida e pragmatica, i risultati possono rivelarsi anche superiori alle attese.

La transizione verso una mobilità più sostenibile è cruciale per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione e, così facendo, contenere il riscaldamento globale. Solo nell’Unione europea, i trasporti rappresentano circa un quarto delle emissioni di gas serra, oltre a essere la prima causa di inquinamento nelle aree urbane. Non è pensabile, però, che un simile cambiamento di sistema sia lasciato unicamente alla buona volontà dei singoli cittadini: anche le amministrazioni locali sono chiamate a fare la loro parte, incentivando i modi più ecologici e “leggeri” per spostarsi. Alcuni casi di successo dimostrano che, se alla base c’è una strategia solida e pragmatica, i risultati possono rivelarsi anche superiori alle aspettative.

Oslo, la prima capitale con un sistema di trasporti pubblici a emissioni zero

Quando si parla di sostenibilità, spesso si citano i Paesi nordici come esempi positivi. Oslo non fa eccezione. Nel centro della capitale norvegese, già insignita del titolo di Capitale verde d’Europa per il 2019, le auto private non sono le benvenute: tant’è che negli ultimi anni sono stati eliminati centinaia di parcheggi, lasciando quelli per disabili, ed è stato introdotto un sistema di pedaggi che diventano più salati se i veicoli sono più inquinanti. Sono state salvaguardate le stazioni di ricarica, coerentemente coi generosi incentivi che negli ultimi anni il governo norvegese ha stanziato per l’acquisto di vetture elettriche: oggi quelle immatricolate nel Paese nordico sono di più rispetto a quelle a benzina.

Ma i veri protagonisti a Oslo sono i mezzi pubblici. Nel 2007 i viaggi totali sono stati 228 milioni, dieci anni dopo erano 371 milioni. L’aumento, quindi, è del 63%. L’amministrazione si è prefissata una tabella di marcia serrata per la completa elettrificazione di autobus e battelli, per azzerare del tutto le loro emissioni entro il 2028. Certamente esistono delle criticità: quando le temperature sono particolarmente rigide, per esempio, i tempi di ricarica delle batterie aumentano e la loro autonomia cala. Ma la strada ormai è tracciata, in una città che è stata la prima al mondo a mettere nero su bianco il proprio carbon budget, cioè a calcolare la quantità di gas serra che può ancora emettere in atmosfera restando entro la soglia degli 1,5 gradi di riscaldamento globale. 

Zone 30 e piste ciclabili per una mobilità urbana a misura d’uomo

In Italia ha fatto molto discutere la direzione intrapresa da Bologna, divenuta la prima “città 30” del nostro Paese. Come spiega anche l’approfondimento pubblicato da Wise Society, l’imposizione del limite di velocità a 30 chilometri orari nella maggior parte delle strade urbane è forse la misura di maggiore impatto, ma non è l’unica. L’obiettivo di fondo è quello di agevolare il più possibile gli spostamenti a piedi, in bici e coi mezzi pubblici; per questo l’amministrazione si è messa all’opera anche per creare nuove piazze pedonali e scolastiche, ampliare la rete di piste ciclabili, mettere in sicurezza incroci, attraversamenti e marciapiedi, abolire barriere architettoniche.

A Parigi il limite di velocità a 30 km/h, cavallo di battaglia della sindaca Anne Hidalgo, è una realtà già dal 2021. A partire dal 1° ottobre anche in tangenziale non si potrà viaggiare a più di 50 km/h (il precedente limite era di 70). Chi possiede un suv, inoltre, si è visto triplicare la tariffa oraria per parcheggiare in città a seguito di un referendum (che però aveva riscosso una partecipazione bassissima). Non c’è da stupirsi dunque se i parigini scelgono la bicicletta per l’11,2% dei propri spostamenti in città e l’auto soltanto per uno sparuto 4,3%.

Ma le misure per agevolare la mobilità sostenibile non sono necessariamente punitive. Lo dimostra per esempio l’iniziativa Bike to work, con cui le persone che vanno al lavoro in bici o in monopattino elettrico guadagnano un piccolo bonus: tra le città che hanno avviato questa sperimentazione ci sono anche Trento e Modena. A Genova, invece, a partire da gennaio 2024 i residenti possono salire e scendere a piacimento dalla metropolitana e dagli impianti verticali senza pagare alcun biglietto. Per gli over 70 e gli under 14, anche bus e metropolitane sono gratuiti.

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