ENERGIE
La mafia investe nelle fonti rinnovabili: il business dell’energia per pulire i guadagni illeciti
Nel report di Europol la conferma di come le energie rinnovabili siano diventate uno dei canali per il riciclaggio del denaro sporco
In un report pubblicato venerdì 5 luglio Europol conferma come le fonti energetiche rinnovabili siano il settore preferito dalla criminalità organizzata italiana per riciclare denaro sporco. Per Cosa nostra, ‘ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita (il cui fatturato annuo delle prime tre ammonta ormai, secondo l’Ufficio della Nazioni Unite contro la droga e il crimine, a 116 miliardi di euro) il “greenwashing” è anche quello dei lavaggi di guadagni illeciti da attività illegali e criminose.
Le informazioni raccolte rivelano che queste investono sempre di più nei settori delle energie rinnovabili, in particolare nei parchi eolici, per profittare dei prestiti e dei generosi aiuti europei accordati agli stati membri, ciò che permette loro di ripulire i profitti delle attività criminali attraverso attività economiche legali,
si legge nel report.
Lo scorso aprile, come raccontato su Ecoblog da Andrea Spinelli Barrile, la magistratura italiana ha confiscato il più grande ammontare di beni mafiosi della storia tutti appartenenti a Vito Nicastri, il cosiddetto “re del vento”. No, nessuna parentela con Carl Lewis. La gran parte dei beni confiscati a Nicastri erano aziende dedite alla produzione di energia tramite fonti rinnovabili, in maniera maggioritaria parchi eolici.
Un anno fa la magistratura confiscò beni alla ‘ndrangheta per 350 milioni di euro, fra questi beni vi era anche il più grande parco eolico d’Europa situato nei pressi di Crotone.
Il settore delle rinnovabili ha goduto, negli ultimi anni, di sostanziosi contributi statali, per un volume finanziario di circa 60 miliardi di euro. Attualmente il 26% dell’energia prodotta in Italia arriva da fonti rinnovabili. E il 26% dell’energia che muove un Paese di 60 milioni di abitanti è una “preda” troppo appetibile per una criminalità organizzata che diventa sempre più duttile e proteiforme, per cogliere le opportunità che il mercato le presenta.
Via | International Business Times
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