Animali
Morìa di delfini nel Mediterraneo, c’è qualcosa oltre il morbillo
150 delfini in 100 giorni, questo il bilancio definitivo della morìa di stenelle che ha afflitto i nostri mari a inizio 2013, la cui causa è stata attribuita al morbillo. Ma è davvero così?
Ricordate la morìa di stenelle striate che ha afflitto le coste italiane all’inizio dell’anno? Ecoblog ve ne ha tragicamente riportato la cronaca, aggiornamento per aggiornamento, fino alla fine di quest’emergenza causata, in via ufficiale, dal virus del morbillo che i delfini avrebbero contratto nei nostri mari: una spiegazione che, secondo alcuni, non spiega completamente quell’epidemia.
Se ne è parlato martedì all’incontro “Delfini a rischio…perché? Dalle quotidiane minacce alla recente epidemia”, cui sono intervenuti, su moderazione della giornalista Donatella Bianchi, Luciano Nardini, presidente Circolo Ufficiali, Rosalba Giugni, presidente Marevivo, Oliviero Montanaro, National Focal Point Santuario Pelagos, Sandro Mazzariol, coordinatore CERT e ricercatore dell’Università di Padova, Aurelio Caligiore, RAM Capitanerie di Porto – Rete di Avvistamento Mammiferi Marini; le conclusioni sono state affidate al Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Giuseppe De Giorgi.
Oltre a ribadire l’importanza dell’educazione ambientale agli ambienti marini, possibile grazie a progetti come “Delfini guardiani” di Marevivo, l’incontro ha avuto come centrale proprio la morìa di delfini di inizio anno, con l’intenzione di fare chiarezza sulle reali cause di quell’epidemia.
Non solo il morbillovirus, ma una serie di concause che hanno portato al decesso di decine di esemplari di delfini, fenomeno che ha colpito in particolar modo l’area marittima franco-italo-monegasca chiamata Santuario dei Cetacei:
“Le stenelle, quasi tutte giovani di età inferiore ai 20 anni, sono morte per una serie di concause: scarsità di cibo, pesca intensiva, inquinamento che riduce le difese immunitarie dei cetacei, in sintesi un mare malato a causa dell’azione umana.”
ha spiegato Sandro Mazzariol, sottolineando molto il fattore umano che lega le attività dei bipedi a quelle dei mammiferi marini; problematiche già note, alle autorità come alle associazioni, e per questo già operativamente contrastate, come ha spiegato il presidente di Marevivo Rosalba Giugni:
“L’impegno di Marevivo per questi splendidi mammiferi marini, da trent’anni, prosegue ininterrottamente: dalla lotta contro le spadare alla pesca illegale, alla creazione di un marchio di qualità per certificare che nessun delfino è stato ucciso nella pesca del pesce spada, fino alla campagna in corso “SOS Delfini”. Del resto il nostro simbolo sono proprio i nostri cugini del mare, che fanno da interfaccia tra il mondo terrestre e quello marino.”
Insomma, non solo un virus sarebbe la causa di questa morìa, fortunatamente conclusasi: Ecoblog aveva già esposto, in tempi non sospetti, alcune ipotesi alternative, in particolare sottolineando come l’immunodepressione degli animali ritrovati potesse far pensare anche a fattori di inquinamento come co-fattori di incidenza su quei decessi.
Se dunque l’uomo non può arrestare la morte naturale, può certamente contribuire ad un miglioramento della qualità delle acque, e della vita, dei mari che ha solcato per secoli: si chiama prevenzione del danno ed è un elemento fondamentale nel buon governo del territorio (sia esso marino o terrestre).