Cronaca ambientale
Rifiuti di Roma, Malagrotta (forse) chiude: è guerra sulle cifre
Alla chiusura di Malagrotta, prevista dal 1 ottobre, si legano interessi economici, dati incerti, inquinamento e polemiche: a Roma nessuno ha ragione e tutti ce l’hanno
Martedì sarà, forse, il primo giorno di vita per il quartiere Malagrotta di Roma: per la prima volta da trent’anni nessun camion Ama si recherà da quelle parti per sversare rifiuti, ma solo per raccoglierne: la discarica più grande d’Europa infatti chiuderà i battenti per sempre, dando così il via alla fase due: bonifiche e riqualificazioni.
Quella qui sopra è l’unica mezza buona notizia sul fronte rifiuti romano: in verità la proroga per Malagrotta è sempre dietro l’angolo, come è sempre stata e sempre sarà (c’è chi comincia a pensare ad una riapertura eccezionale del più grande invaso d’Europa, prima ancora che questo venga chiuso) e da fidarsi c’è ben poco.
La miniproroga infatti resta una possibilità, come spiegato ieri dall’assessore ai rifiuti della Regione Lazio Michele Civita:
“Il Comune ci ha confermato che la gara è andata bene e che loro sono pronti per il primo di ottobre. Poi, lo dico con tutta franchezza, se invece del primo è il 5 o il 6 non succede nulla. Solamente daremo la proroga per 5, 6 giorni. Adesso si stanno affrontando tutti i problemi logistici di un’operazione complessa.”
La firma del ministro dell’ambiente Andrea Orlando sul decreto che punta a Falcognana come nuovo sito per i rifiuti (trattati, sulla carta) provenienti dalla Capitale d’Italia era attesa qualche giorno fa, ma non è ancora arrivata (e non arriverà nemmeno oggi): dal ministero dicono che è tutto a posto, ma il tempo corre e, almeno su quello, l’uomo può farci ben poco. Il nuovo sito di Falcognana sarebbe comunque “pronto” a ricevere l’immondizia romana, nonostante le sacrosante proteste della popolazione (che non ha ricevuto alcuna comunicazione pubblica in materia, nè tantomeno rassicurazioni di natura pratica sulla messa in sicurezza del sito e dell’intero territorio del Divino Amore).
Gli 1,5 milioni di metri cubi di Falcognana accoglieranno quasi per certo i rifiuti della città: la società Ecofer è disposta a conferire nella nuova discarica 300 tonnellate al giorno, ovvero più di centomila l’anno per almeno due anni, a 75 euro per tonnellata, con un costo annuo di 8.212.500 euro e un affidamento del servizio diretto, cioè senza gare, per il quale il commissario ha chiesto al ministro l’autorizzazione a concederlo.
Il problema, dimenticato un po’ da tutti (almeno a parole) è che il sito di Falcognana non sarà pronto prima dei prossimi due mesi: che fare allora? Il Comune ha pensato bene di adottare la soluzione napoletana ai rifiuti, costosa, parzialmente illegale (se non fosse per i commissari straordinari, in Italia, lo stato di diritto sarebbe quasi una garanzia di legalità), il cosiddetto “modello-Napoli”: esportare i rifiuti fuori regione (nella provincia di Forlì-Cesena) fino a quando la civiltà romana non permetterà di fare come previsto dalla legge italiana ed europea: trattare e smaltire i propri rifiuti sul proprio territorio.
C’è poi l’annosa questione numeri: a Falcognana andranno 300 tonnellate al giorno di rifiuti ma la città ne produce 1200 al giorno, senza che nessuno abbia dato numeri certi sulla capacità di trattamento e smaltimento degli impianti laziali: Massimiliano Iervolino dei Radicali ha esposto magistralmente le perplessità algebriche, senza ad oggi ottenere una risposta soddisfacente da nessuno:
“Nel periodo maggio – giugno – luglio 2013, a Malagrotta sono stati smaltite 169.833,41 t (Fos + scarti) così suddivise per impianto di provenienza: Tmb Ama 57.562,92 t; Tmb Malagrotta 74.371,39 t; ritorno dai Tmb Lazio (Viterbo ed Albano) 20.667,92 t; altri impianti (scarti del tritovagliatore di Rocca Cencia) 17.231,18 t. Facendo una semplice proiezione ad un anno, fermo restando la percentuale attuale di raccolta differenziata, si ottiene che i rifiuti di Roma da smaltire sono 679.335 t così suddivisi per proprietà di impianti: totale in discarica da impianti di proprietà di Cerroni circa 449.083 t; totale in discarica da impianti di proprietà Ama circa 230.252 t. A. […] ci chiediamo che senso abbia individuare una zona dove la capacità di sversamento è molto limitata. Inoltre, misteriosa rimane la destinazione finale delle circa 449.083 t/a prodotte dagli impianti di Cerroni.”
Questioni non certamente di lana caprina che lo stesso Cerroni, scrivendo una lettera pubblicata dal quotidiano Il Tempo allegata ad un’intervista esclusiva, cerca di dissipare con battute di dubbio gusto:
“Malagrotta è un panettone a cui manca solo la glassa.”
Una glassa da 100 milioni di euro: le bonifiche, il parco che il Comune vorrebbe creare sul suolo ricoperto della discarica più grande d’Europa e per il quale sono stati stanziati “ben” 10 milioni di euro.