Cronaca ambientale
Cambogia: l’esercito sopprime nel sangue la manifestazione dei 500 mila operai del tessile
Phnom Penh capitale della Cambogia è stata teatro oggi di una cruda repressione su 500 mila manifestanti, tutti operai del settore tessile che chiedono un salario più elevato, ma l’esercito ha soppresso la manifestazione nel sangue sparando sulla folla dei lavoratori
Oggi a Phnom Penh è stata una giornata di sangue: l’esercito ha soppresso la manifestazione dei 500 mila operai del tessile sparando sulla folla. Il settore tessile è la fonte principale di reddito per questo paese che offre la sua manodopera a un costo più basso di quella cinese alle multinazionali dell’abbigliamento e anche alle grandi firme. I lavoratori tessili protestano affinché gli sia riconosciuto il raddoppio del salario minimo, ossia ottenere almeno 160 dollari usa mensili contro gli attuali 80 dollari mensili Usa, ma il governo cambogiano ha offerto un aumento di circa 100 dollari Usa mensili.
Il portavoce della polizia militare Kheng Tito ha detto alla AFP che la polizia ha posto un giro di vite sui manifestanti dopo che nove poliziotti sono rimasti feriti negli scontri:
Avevamo paura per la sicurezza e quindi abbiamo dovuto reprimere la manifestazione … Se gli permettiamo loro di continuare lo sciopero diventerà l’anarchia.
Cambogia, repressa nel sangue la manifestazione di 500 mila operai del tessile
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Gli scontri segnano una svolta violenta dopo due settimane di scioperi relativamente pacifici con marce e dimostrazioni a cui hanno preso parte un gran numero di lavoratori e senza precedenti in Cambogia con le forze di sicurezza, che hanno una reputazione di tolleranza pari zero, che fino a stamane si erano mantenute moderate.
I lavoratori tessili, la cui industria fornisce un contributo del valore di 5 miliardi di dollari all’anno per l’economia, si sono uniti nelle proteste coordinati dal partito dell’opposizione il CNRP, ovvero il Cambogia Rescue National Party (CNRP , che sostiene di essere stato vittima di brogli elettorali e di essere stato privato di oltre 2 milioni di voti alle elezioni dello scorso luglio.
Gap, Adidas, Nike e Puma sono tra i grandi marchi che hanno delocalizzato la produzione di calzature e abbigliamento alle fabbriche cambogiane, in parte per la maggiore convenienza rispetto alla Cina. Per cui quando acquisteremo un prodotto straniero controlliamo l’etichetta e se c’è scritto Made in Cambodia, mettiamoci una mano sulla Coscienza.