Treni
Tav Torino-Lione, una “follia” economica da 26 miliardi di euro
Secondo le stime dell’economista francese Remy Prud’homme, i ricavi coprirebbero meno del 10% dei costi di realizzazione
Secondo i politici l’Europa la vuole e, sempre secondo i politici, in Francia nessuno protesta per la sua realizzazione. La linea ferroviaria Torino-Lione ma soprattutto il suo tunnel da 26 miliardi di euro continuano a far discutere: nelle linee guida Per uno schema della mobilità sostenibile, presentato la scorsa estate dal Ministero per l’ecologia francese, la Tav è stata definita non prioritaria e la valutazione per una sua eventuale realizzazione è stata differita di vent’anni.
Le lobby francesi e italiane che operano nei lavori pubblici e gli eletti nelle regioni Piemonte e Rodano-Alpi, invece, continuano a vedere nell’opera in sé e non nei benefici che questa potrebbe portare una volta a termine un’irrinunciabile occasione di business.
Remy Prud’homme su Les Echos non usa mezzi termini definendo l’opera “una follia” che farà spendere a Francia e Italia 26 miliardi di euro, un costo maggiore di quello sostenuto per il tunnel della Manica che è in perdita pur avendo potenziali di ricavo decisamente superiori, visto che il flusso dei passeggeri è di 14 volte superiore a quello della Torino-Lione, linea sulla quel transiterebbero anche un terzo delle merci che viaggiano fra le due capitali di Regno Unito e Francia. I ricavi dei tunnel sotto la Manica non coprono le spese di manutenzione e investimento, mentre quelli della galleria alpina faticherebbero a coprire il 10% dei costi. Il costo del progetto, concepito negli anni Novanta, è lievitato da 16 a 26 miliardi di euro.
I costi non sarebbero coperti nemmeno se il traffico ferroviario fosse rimasto quello di vent’anni fa, ma sulla linea Torino-Lione il flusso di merci e persone è diminuito drasticamente, per tante ragioni:
la deindustrializzazione dei due paesi, la fine della crescita, la costosa apertura dei tunnel ferroviari svizzeri e una maggiore efficienza della linea stradale.
In due nazioni con i conti pubblici in bilico, costantemente sotto la lente dell’Ue, i costi di realizzazione, gestione e manutenzione sarebbero all’85-90% a carico dello stato con un intervento minimo da parte dell’Unione Europea la cui partecipazione potrebbe variare dal 10 al 15%. Una situazione che Prud’homme non esita a definire “bizzarra”, nella quale l’Ue
da un lato esige che Francia e Italia riducano il debito pubblico e il carico fiscale, dall’altro le incita a fare ingenti spese inutili.
Nell’agosto 2013, la Corte dei Conti d’Oltralpe si è espressa sull’opera raccomandando di non escludere l’alternativa della linea esistente, mentre nel giugno 2013, come detto in precedenza, la Commission Mobilité presieduta da Philippe Duron ha presentato un rapporto sugli investimenti da fare nel settore trasporti sottolineando la priorità assoluta da dare alla manutenzione della rete preesistente e lo stop a qualsiasi progetto di implementazione della rete ad Alta Velocità.
Per i nostri politici, invece, la Tav resta “strategica”, nonché uno dei pochi argomenti da larghe intese, eccezion fatta per il Movimento Cinque Stelle e Sel, da sempre contrarie all’opera.
Via | Les Echos
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