Agricoltura
Master honoris causa a Carlo Petrini: “Si torni ai piccoli negozi”
Il fondatore di Slow Food ha ricevuto il Master honoris causa in Comparative Law, Economics and Finance dell’International University College of Turin
La Grande Distribuzione arriva, forte della massa critica di prodotti che può movimentare, e abbassa i prezzi. Dopo, una volta disintegrato il tessuto locale di negozi e botteghe di prossimità, alza i prezzi e impone i propri prodotti. Così si uccide il piccolo commercio: dando alla clientela l’illusione di scegliere e di risparmiare, quando, invece, si sta dando alla Grande Distribuzione la possibilità di governare il mercato non solo in termini di prezzi, ma anche in termini di offerta.
Da un quarto di secolo Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, si batte contro questa logica verticistica e monopolistica e ieri, nel ritirare il Master honoris causa in Comparative Law, Economics and Finance consegnatogli dall’International University College of Turin, ha ribadito il concetto con parole che sono la sintesi di un progetto che ha rivoluzionato il mondo dell’agricoltura, facendo di Slow Food un organismo internazionale in grado di sedersi al tavolo con la Fao per concertare politiche di sviluppo dell’agricoltura:
La sfida culturale che lancio qui questa sera è il ripensamento di una dinamica economica che sta distruggendo le economie locali: i negozi di prossimità sono scomparsi per lo strapotere dell’offerta presente nella GDO o perché hanno iniziato a ragionare come la GDO. Ebbene, io in questa sede prestigiosa desidero porre l’accento e suscitare la riflessione sulla necessità di ripensare il ruolo cruciale del negoziante di prossimità, a patto che torni a lavorare con le dovute competenze, come sapeva fare un tempo. Abbiamo bisogno di bottegai che abbiano studiato e girato il mondo, che in una logica olistica affrontino la necessità di nutrire il pianeta partendo da una logica di responsabilità verso il territorio in cui operano.
Si tratta di un discorso fortemente politico e con una visione economica “altra” rispetto a quella concentrazionista e verticistica alla quale il capitalismo ci ha abituato. Carlo Petrini è per una redistribuzione del profitto agricolo, non solo perché questo abbatterebbe i costi per i clienti, ma perché il cibo necessita anche di una nuova etica della produzione, della distribuzione e della vendita:
È giunto il momento di invertire la rotta, di mollare la finzione e di riportare nelle nostre città il commercio vero e buono, pulito e giusto. Un commercio attento al territorio, dedito alla scoperta delle cose buone. Nella mia visione questa bottega 2.0 si chiamerà local e potrà aiutarci a riempire i nostri frigoriferi in modo diverso, facendoci sprecare meno e aiutandoci a restituire valore al cibo. Un valore che, credetemi, va molto al di là del suo prezzo.
Il Prof. Ugo Mattei, fondatore dello IUC, ha introdotto i lavori presentando la figura e l’opera del neolaureato Petrini, sottolineando lo spirito rivoluzionario di un messaggio che è riuscito a spiegare efficacemente perché la globalizzazione non possa fare a meno di un cibo che sia “giusto” oltre ad essere “buono e pulito”. Nella sua lectio magistralis, Petrini si è soffermato sulla scomparsa della biodiversità alimentare, su cui pesano i traumatici passaggi generazionali e il cambiamento del sistema distributivo del cibo.
Nella sua lectio, Petrini si è soffermato sulla scomparsa della biodiversità alimentare, su cui pesano i traumatici passaggi generazionali e il cambiamento del sistema distributivo del cibo. Un sistema creato con la complicità dei consumatori: la possibilità di scegliere veramente è stata barattata con l’illusione del risparmio. Vale per il cibo e per qualsiasi tipo di monopolio.
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