news
Ilva: le 5 domande di Angelo Bonelli a Nichi Vendola
Angelo Bonelli all’indomani della richiesta di rinvio a giudizio per Nichi Vendola presidente della Regione Puglia con l’accusa di concussione aggravata, Angelo Bonelli cooportavoce dei Verdi pone 5 spinose domande proprio al governatore pugliese
La richiesta di rinvio a giudizio del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola apre un capitolo spinoso e complesso tra i fascicoli dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Taranto sull’Ilva. Di fatto, secondo le prime ricostruzioni l’accusa a Vendola, ovvero concussione aggravata nasce dal sospetto dei magistrati in merito a una sorta di orientamento sui controlli ambientali che avrebbero avvantaggiato l’acciaieria. Ma Nichi Vendola ha sostenuto, come linea difensiva, di aver sempre tenuto conto dell’interesse dei lavoratori e dei cittadini. La questione Ilva è molto complessa un un occhio al passato, ovvero a quel che è attualmente il sito dell’ex Ilva di Genova, dovrebbe farci riflettere sulle conseguenze per Taranto.
Angelo Bonelli, dunque, sul suo profilo Fb ha postato le 5 domande che vorrebbe fare, e che fa, a Nichi Vendola governatore della Regione Puglia in merito alla situazione dell’Ilva. In effetti Vendola ha seguito da vicino e con partecipazione la questione e ponendosi accanto ai lavoratori dell’acciaieria volendo evitare la chiusura dello stabilimento. Ma a quale prezzo? E’ probabilmente questo l’ambito di indagine della Procura di Taranto. Il che però ci porta a fare una considerazione sul Nichi Vendola ambientalista del Si piuttosto che del No, anzi per dirla tutta paladino di quel sentimento anti ambientalismo isterico che vuole conservare e non innovare.
Scrive Vendola sulla sua pagina Fb a commento del rinvio a giudizio di ieri:
Non intendo cambiare oggi lo stile con cui ho reagito, sempre, a iniziative giudiziarie che mi chiamavano in causa. Mi sento umiliato e ferito, ma non perdo fiducia nella forza della giustizia. Per decenni a Taranto nessuno ha visto niente e troppi hanno taciuto. Io no. Per decenni gli inquinatori hanno comprato il silenzio e il consenso politico, sociale e dei media. Io no. I miei collaboratori no. Siamo accusati in un processo in cui tutti i dati del disastro ambientale sono il frutto del nostro lavoro e della volontà di documentare l’inquinamento industriale di Taranto. Noi, insieme alle agenzie della Regione Puglia, abbiamo fornito le prove che hanno scoperchiato la realtà. Noi per la prima volta nelle istituzioni abbiamo aperto i dossier su diossina e altri veleni. Noi abbiamo varato leggi e regolamenti che sono oggi all’avanguardia della legislazione ambientale.Contemporaneamente abbiamo difeso la fabbrica e i lavoratori. Se questo è un reato, io sono colpevole. Ma questo è il dovere di chi governa, anche affrontando le responsabilità e le conseguenze più dolorose.
Le 5 domande di Angelo Bonelli a Nichi Vendola sull’Ilva
Presidente Vendola le faccio 5 domande e spero che lei risponda perché i veleni all’Ilva hanno sempre continuato a sputare e allevatori, mitilicoltori che sono anche loro lavoratori non sono stati difesi da nessuno nè dalla regione nè dai sindacati mentre la diossina faceva ammalare e purtroppo morire come ha stabilito l’indagine epidemiologica della procura di Taranto.Da lei sono state elencate tante cose fatte dalla Regione Puglia , ma almeno un accenno di autocritica da parte sua sarebbe apprezzato, perché se la Procura è arrivata a sequestrare l’Ilva e a fare un’indagine epidemiologica, che ha stabilito che i 30 decessi all’anno sono dovuti all’inquinamento prodotto da quella fabbrica, se la procura e’ arrivata a chiedere il rinvio a giudizio per 53 persone tra cui lei, qualcosa non ha funzionato da parte delle istituzioni.
1. Perché è stata disapplicata la legge sulla diossina descritta da lei come legge all’avanguardia?
La legge sulla diossina è stata concordata con il governo Berlusconi secondo anche quanto contestato dai magistrati. In questo articolo di 5 anni fa circa lei ringrazia per la mediazione Gianni Letta sottosegretario alla presidenza del consiglio di Berlusconi. La Gazzetta del Mezzogiorno
Lei parla di li limiti stringenti 0,4 ng/mc. In Germania i limiti per le diossine erano e sono tutt’ora più severi 0,1ng/mc. Ma la legge di cui parla non è stata mai applicata perché come ogni legge in materia ambientale funziona se i controlli e le sanzioni funzionano. Né controlli né sanzioni previste dalla legge sono state applicate come previsto dall’art.3 comma 2 della legge regionale sulla diossina pubblicata sul bollettino ufficiale della regione come n.200.
Il campionamento in continuo non fu realizzato e le sanzioni che prevedevano il blocco degli impianti in caso di violazione dei limiti mai applicato. La regione poi fece un protocollo in assenza del campionamento in continuo che prevedeva 3 campagne di campionamenti in continuo all’anno. Nel 2010 vi furono sforamenti dei limiti di legge previsti dalla legge regionale. Perché non fu applicato l’art.3 comma 2 della legge che prevedeva il blocco della produzione per fermare inquinamento e invece fu ordinata una quarta misurazione che risultò, di poco, al di sotto della legge 0,39 ng/mc a fronte dello 0,4 ? Perché fu fatta una quarta misurazione se non era previsto dal protocollo?
2. Perche’ si e’ tardato a fare il registro Tumori ?
Nel 2008 lei sostiene che nasce il registro tumori. Non è vero. Il registro tumori è operativo ed accreditato secondo le regole scientifiche dell’AIRTUM (Associazione Italiana Registro Tumori) dal marzo 2013. Nel novembre 2013 Il registro è aggiornato all’anno 2008 e per il 2009 mancano ancora alcune centinaia di dati che devono essere inserite. Nel 2008 fu prevista la delibera regionale che ne prevedeva l’istituzione è operativo da marzo 2013. (5 anni sono passati e ci sono volute le inchieste della magistratura e le manifestazioni dei cittadini).
3. la Legge su Benzoapirene portata anche in questo caso come esempio positivo
Perché nella sua qualità di presidente della regione non ha mai ricorso presso la Corte Costituzionale per sollevare la legittimità costituzionale della legge voluta dal ministro Presitigiacomo nell’agosto del 2010? Eppure lei di ricorsi alla Corte Costituzionale ne ha fatti molti. Perché su questa legge del governo Berlusconi no? Le ricordo che i limiti sul benzoapirene erano già attivi dal 1999 sul territorio nazionale, e anche su Taranto, e che questi limiti avevano come valore 1 ng/mc.
Perché dal 1999 al 2010 la Regione Puglia non ha fatto rispettare quel valore di legge previsto dal DM 25 novembre 1994 e poi ribadito dal Dlgs 391/1999 ? Sulla base della legge nazionale la regione avrebbe dovuto realizzare sistemi di monitoraggio permanenti per controllare che il benzoapirene non superasse 1 ng/ mc. Ricordo che il benzoapirene è la componente più tossica degli IPA. Quello che io ritengo grave è che accertata la violazione dei limiti del benzoapirene si limita solo il pascolo e non gli impianti che producevano quell’inquinante che causavano gravissimi danni alla salute della popolazione.
Invece di ricorrere alla Corte Costituzionale la Regione Puglia decide di fare una propria legge. Anche in questo caso con una sapiente opera di comunicazione la presenta come una legge all’avanguardia. Ma anche qui c’è qualcosa che non va profondamente. La legge regionale sul benzoapirene del 28 febbraio del 2011 all’art.3 comma 1 prevede che nel caso di superamento del limite di 1 ng/mc il limite deve essere raggiunto dall’impianto “nel più breve tempo possibile ” Non bisogna essere particolarmente specializzati per capire che “nel più breve tempo possibile” non significa nulla perché non è un termine preciso, la Regione avrebbe dovuto scrivere una frase di questo genere “ovvero 7 /14 giorni decorsi i quali l’impianto che inquina si spegne. Nulla di tutto ciò una frase quella del “più breve tempo possibile” che sa di beffa.
4. Perche’ disse si al Rilascio AIA (autorizzazione integrata ambientale) del 2011 ?
Lei sostiene che ha richiesto la revisione dell’AIA del 2011. Non scrive che lo fa solo dopo l’intervento della Procura di Taranto che con la sua periza chimica ed epidemiologica stabilisce che quell’impianto produce inquinamento e morte. Lei però dimentica di scrivere che l’Aia per cui chiese nel 2012 la revisione lei la firmò :era l’AIA del luglio 2011, la firma e lo fa nonostante la situazione grave di inquinamento accertata da una relazione dei carabinieri del Noe di Lecce che informavano procura delle gravi violazioni ambientali, relazione che era stata pubblicata dai giornali. Nonostante ciò la Regione Puglia firma quell’Aia che per buona parte della città di Taranto era scandalosa.
In quell’Aia c’erano profili e rilievi di grandissima illegittimità, li elenco: scompariva la rete Monitoraggio esterna alla cokeria, importante per rilevare le emissioni di Ipa e del pericolosissimo benzo(a)pirene; veniva depotenziato il sistema di video registrazione delle emissioni diffuse e fuggitive; venivano aumentati i limiti per i macroinquinanti, tra cui le polveri, ossidi di azoto e di zolfo; il monitoraggio di sostanze come cadmio, cromoesavalente, mercurio, arsenico non avveniva alla fonte di emissione ma allo sbocco a mare quando le sostanze arrivano diluite.
Sul camino E312: su questo punto tutto rimandato a tavoli tecnici (controdeduzione dell’Ilva accolta dalla Regione)”. Inoltre, nell’AIA sottoscritta dalla Regione Puglia “non esisteva la copertura del Parco minerali e si lascia al solo barrieramento la soluzione”. E ancora: “Non era previsto nessun sistema di abbattimento degli inquinanti che escono dai camini delle cokerie: tutti possono vedere il fumo nero che esce dai camini (una controdeduzione Ilva accolta dalla Regione); non era previsto il monitoraggio in continuo degli Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici); veniva aumentata la capacità produttiva 15 milioni tonnellate a cui sarebbe corrisposto un aumento dell’inquinamento; non era previsto il campionamento in continuo della diossina che avrebbe consentito di controllare 24 ore su 24 per tutto l’anno le emissioni di diossina in uscita dal camino E312: l’applicazione di questo punto nell’AIA era rimandata a tavoli tecnici (anche questa era un’osservazione Ilva accolta).
5. Indagine epidemiologica
Perché Lei, nonostante fosse stato formalmente sollecitato diverse volte con lettere ufficiali da cittadini, associazioni a fare l’indagine epidemiologica, non l’ha mai fatta ? Le sollecitazioni a fare l’indagine epidemiologica le ho fatte personalmente per ben tre volte a partire dall’ottobre 2010. Non ha mai risposto.
L’indagine epidemiologica era fondamentale perché avrebbe evidenziato la relazione tra inquinamento e mortalità e messo l’Ilva di fronte alle proprie responsabilità penali. Perchè non l’ha fatta ? È’ stato finanziato come Regione un video promo su Taranto dal costo di 600mila euro perché non sono state utilizzate quelle risorse. Ricordo che la Regione ha il potere di fare queste indagini. Quello che doveva fare la Regione Puglia, ma anche il governo e il Comune lo ha fatto la procura di Taranto a partire dalla perizia chimica ed epidemiologica.
Quale futuro per Taranto e i suoi lavoratori ?
Io penso che il futuro di Taranto sta nella capacità di una classe politica di essere coraggiosa e ambiziosa di fare proposte che sappiano realizzare una conversione economica ecologica di quel modello industriale vecchio. Uscire da un’economia alla diossina ad una pulita e la sfida non è come dice lei l’ambientalizzazione dell’Ilva impossibile da realizzare perché quell’impianto è vecchio e costruito irresponsabilmente nella città.
Il futuro sta in esempi concreti come Pittsburgh o Bilbao. Pittsburgh era negli Usa la città dell’acciaio e ne produceva il 50% oltre 20 anni fa le fabbriche chiusero. A Pittsburgh oggi non c’è povertà ma è la città con il più alto Pil degli Usa e l’occupazione è più che raddoppiata. E’ una città che è diventata sede di imprese ad alto contenuto tecnologico, nel settore delle nanotecnologie, della biotecnologia, della biomedica , della Green economy , con campus biomedici e universitari.
Come realizzare questo a Taranto? Lo strumento che può fare da stare Upè’ lo strumento della fiscalità agevolata. Si dichiari Taranto area No Tax per attirare piccole/medie e anche grandi imprese che investano in quel territorio con un nuovo disegno di trasformazione urbanistica che sappia portare la bellezza di nuove architetture. Si avvino le bonifiche utilizzando gli operai dell’Ilva in questa grande opera di risanamento ambientale. Si possono utilizzare i fondi dell’UE del fondo sociale e delle aree in dismissione.
Ma cosa principale si usino i miliardi di euro sequestrati ai Riva. Tutto ciò significa occupazione almeno 40.000 in questo modo l’agricoltura e la maricoltura tornerà a dare posti di lavoro che oggi sono stati spazzati via dalla diossina .
Foto | Bonelli su Fb