Cronaca ambientale
Terra dei Fuochi: la reazione di sindaci e comitati alla black list del Governo
La popolazione si divide fra chi si sente confortato dalle notizie che arrivano da Roma, chi aspetta e gli scettici che lamentano l’anacronismo dei dati
Il giorno dopo l’annuncio dello stop alla vendita per i prodotti provenienti da 51 siti (per un totale di 64 ettari di superficie) della Terra dei Fuochi su cui è necessario “garantire la sicurezza della produzione alimentare”, i sindaci, i comitati e le istituzioni dei comuni posti sul 2% di questo territorio oggetto di sversamenti e discariche illegali reagiscono. Fra sollievo, perplessità, attendismo e scetticismo. Mario De Biase, commissario per le bonifiche nel territorio giuglianese, spiega di avere dichiarato la non produzione per le discariche della ex Resit a ridosso di Ponte Riccio e Masseria del Pozzo, di averlo comunicato al ministero, ma di non avere avuto alcun contatto con questo prima dell’annuncio.
Nicola Tamburrino, sindaco di Villa Literno, spiega della difficoltà di comunicazione con Roma, con i ministeri competenti (Ambiente e Salute) che si rimbalzano le responsabilità. In attesa di prendere in esame il decreto, il sindaco di Acerra Raffaele Lettieri ha dato il via a controlli autonomi e getta acqua sul fuoco parlando di eccessivo allarmismo. Per Lucio Iavarone, coordinatore dei comitati Terra dei Fuochi, la mappatura dei ministeri di Ambiente, Salute e delle Politiche Agricole è lacunosa e, soprattutto, anacronistica:
Siamo scettici. Assistiamo all’assemblamento di dati di almeno sei-sette anni fa. È un primo passo, certo, ma ci sembra un’operazione essenzialmente mediatica. Nessuno ci ha coinvolti nei monitoraggi. Diciamo ben vengano questi screening, ma che siano attendibili. Ci aspettiamo, su questa base di partenza, ulteriori accertamenti.
Geremia Biancardi, sindaco di Nola, terzo comune per estensione dopo Napoli e Giugliano, sottolinea come nel suo territorio vi sia solamente un sito coinvolto nelle bonifiche e nei divieti. Alla Copagri parlano di “segnali molto rassicuranti” rispetto alle iniziali preoccupazioni.
La popolazione appare letteralmente divisa in due fra chi accoglie con un sospiro di sollievo e chi, invece, resta scettico. Fra questi ultimi vi è don Maurizio Patriciello:
Sarei davvero contento, se fosse questa la verità. Certo, vanno capiti i criteri usati per la mappatura. La gente si sente tradita da questi dati che appaiono in contrasto con la legge approvata in precedenza.
Insomma Roma sarebbe in imbarazzante ritardo su chi i problemi della Terra dei Fuochi lo vive più da vicino. Il commissario De Biase aggiunge che
Le nostre dichiarazioni di contaminazione e i provvedimenti successivi sono più avanti della semplice non commercializzazione prevista dall’ultimo decreto governativo. Come si conciliano le due attività? Nessuno ce lo ha finora spiegato.
Via | Il Mattino
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