Cronaca ambientale
Ilva, il passo indietro del ministro Gianluca Galletti
Oggi il Consiglio dei Ministri ha approvato il Piano delle misure di risanamento dell’Ilva a integrazione delle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’ottobre 2012. Un deciso passo indietro.
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Il ministro per l’Ambiente Gianluca Galletti ha rispolverato il vecchio piano di risanamento dell’Ilva riproponendo per l’ennesima volta la strada tracciata già dall’ex ministro Corrado Clini e per un po’ anche condivisa dall’ex ministro orlando. In sostanza si riparte dal 2012, ovvero da quell’accordo che prevede una revisione più stringente dell’AIA a cui l’azienda deve attenersi completando il processo nei prossimi 36 mesi ovvero entro agosto 2016. Ha detto perciò il ministro Galletti:
Con questo piano proseguiamo il percorso di bonifica dell’Ilva avviato dai governi precedenti con l’obiettivo di restituire a Taranto, ai suoi cittadini e ai lavoratori del polo siderurgico, qualità di vita e di ambiente e al contempo di assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali e continuità produttiva in un’ottica di accresciuta competitività. Alla fine di questo percorso di 36 mesi confidiamo che l’Ilva diventi una fabbrica salubre, dotata dei migliori dispositivi e delle più moderne tecnologie per la tutela ambientale, e quindi capace di stare sul mercato internazionale della siderurgia con un ruolo rilevante. So che Taranto è uno dei luoghi simbolo del conflitto fra ambiente e lavoro, e per questo è anche il luogo di una scommessa alta che il Governo intende sostenere. I tarantini hanno diritto alla salute e hanno diritto al lavoro e allo sviluppo. In questo ambito va ricordato che, parallelamente agli interventi per la ambientalizzazione dell’Ilva, stanno andando avanti gli interventi programmati sulla città di Taranto per i quali sono stati stanziati e sono disponibili 110 milioni di euro.Mi riferisco: al rione Tamburi con la riqualificazione e bonifica delle 5 scuole e dell’area del cimitero; alla messa in sicurezza della discarica di Statte; al disinquinamento del Mar Piccolo; agli interventi sull’area portuale.
Angelo Bonelli co portavoce nazonale dei Verdi però ricorda nel novembre del 2013 proprio in merito a questo Piano, aveva inviato le osservazioni nel merito e che non ha mai ricevuto risposta. Notava Bonelli che:
- La cokeria che si trova a 250 metri dalle case – assieme ai parchi minerali a cielo aperto – sono la vera grande criticità dell’Ilva. In Europa ormai le cokerie sono allontanate dai centri abitati e su questo punto i tecnici si sono concentrati con appositi studi. A conferma del fattore “distanza” e delle criticità della cokeria di Taranto, c’è anche uno studio scientifico svolto a Genova che conferma quanto asserito dai tecnici della Corus Research per il benzo(a)pirene. A Genova il “raggio di pericolo” sotto il quale il benzo(a)pirene non scendeva sotto al valore di concentrazione di 1 nanogrammo a metro cubo era 1900 metri. Quando a Genova hanno chiuso le cokerie “il benzo(a)pirene è diminuito fra il 92 e il 97%.
- Altro aspetto, forse il più importante, su cui chiedevo una risposta, mai arrivata è la motivazione per la quale non sono state applicate le migliori tecnologie in assoluto come previsto dall’art.8 del decreto legislativo 59/2005. A differenza delle migliori tecnologie in assoluto le migliori tecnologie disponibili sono quelle tecniche disponibili sul mercato a condizioni economicamnete ragionevoli per il gestore dell’azienda. L’applicazione dell’art.8 avrebbe portato ad una non sostenibilità economica degli interventi da parte dell’Ilva SPA ? È del tutto evidente che è stata fatta una scelta politica – grave – e non tecnica. Con le migliori tecnologie in assoluto si potrebbero ottenere emissioni orarie 14 volte inferiori . E a 300 metri dalle abitazioni sarebbe stato doveroso utilizzare la migliore tecnologia in assoluto. Non è stato presa questa scelta per un problema di sostenibilità economica dell’ILVA . Per questo piano conta più la compatibilità economiche dell’Ilva e non la salute.
- Messa in sicurezza e bonifica. Il piano e’ assolutamente carente su questo aspetto. Il non prevedere in via prioritaria e subordinata,all’avvio della ristrutturazione degli impianti, la bonifica e messa in sicurezza della falda e del suolo superficiale comporterebbe un ripetersi di quei gravissimi processi di contaminazione che sono anche loro alla base del disastro ambientale e dei danni recati alla salute della popolazione e dell’economia locale. Il futuro di Taranto sta nella NO TAX area e nella conversione industriale modello Bilbao-Pitsburgh abbiamo presentato uno studio economico che prevede la realizzazione di 40 mila nuovi posti di lavoro progressivamente nei prossimi 7-10 anni nella città e voglio ricordare che la valutazione del danno sanitario realizzata da Arpa Puglia afferma che nonostante queste misure ambientali per noi inadeguate il rischio sanitario non sarà eliminato e sarà ridotto intorno al 50%: ancora morti per diossina !!?? Noi diciamo no !!!
Nel decreto in realtà si sarebbero dovute includere le osservazioni e le proposte che valutate dal Comitato di tre esperti istituito con la legge 89/2013 erano da ritenersi funzionali e opportune. Dunque a essere modificata l’AIA che dovrebbe rispondere nelle intenzioni del Governo alla necessità di regolamentare la materia ambientale. Il punto è che nel frattempo la faccenda Ilva è andaa troppo avanti con l’ultimo atto della magistratura che vede il rinvio a giudizio di Nichi Vendola presidente della Regione Puglia e pure sostenitore proprio del Piano di risanamento dell’Ilva. L’impressione è che ancora una volta la magistratura con il Gip Patrizia Todisco e il Procuratore Franco Sebastio rivedrà ancora una volta le proposte del decreto.
Foto | Counselor and Journalist@Flickr
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