Inquinamento
Si estende lo sciopero in Cina per i diritti dei lavoratori dei calzaturifici Adidas e Nike
Da due settimane lo sciopero dei lavoratori dei calzaturifici prosegue incessante e si estende dalla fabbriche che lavora scarpe per Adidas alla fabbrica della Nike
Si estende lo sciopero iniziato due settimane fa a Dongguan nello GuangDong alla fabbrica Yue Yuen che produce un quinto delle scarpe per molti marchi internazionali come Adidas, Nike, Puma e Timberland. Lo sciopero prosegue, come riferisce The Guardian, con circa 2.000 lavoratoric he da Lunedì hanno incrociato le braccia nella fabbrica Yue Yuen nello Jiangxi unendosi così ai circa 10.000 dipendenti dell’altra fabbrica Yue Yuen a Dongguan che sono in sciopero dallo scorso 14 aprile. Per ora circa 30 mila operai hanno incrociato le braccia nelle varie giornate di sciopero. UNo dei più estesi mai registrato negli ultimi anni, secondo l’associazione non governativa China Labour Watch.
L’industria tessile inquina la Cina
Il complesso di Dongguan, gestito dal Gruppo Pou Chen con sede a Taiwan conta in totale circa 40.000 dipendenti e produce calzature Reebok, Nike e per altri 20 importanti marchi internazionali; la fabbrica nello Jiangxi produce principalmente scarpe per Adidas. Gli operai si astengono dal lavoro poiché non hanno ricevuto per anni i contributi previdenziali e le indennità di alloggio previsti dalla legge cinese.
Barbie lavoratrice sfruttata in Cina
George Liu portavoce di Yue Yuen ha dichiarato ai media cinesi che la ditta aveva offerto come assegno di sussistenza 230 Rmb (circa 40 euro) al mese a partire dal 1° maggio. Ha inoltre promesso che il piano previdenziale sarebbe stato introdotto proprio dal prossimo maggio ma per i lavoratori questa proposta non è sufficiente e anche giudicata non sincera. Yue Yuen ha comunque annunciato l’apertura verso iniziative che la tutelino con i clienti stranieri spiegando che altre fabbriche sono disponibili in Vietnam e in Indonesia così come in altre aree della Cina. Ma i salari cinesi negli ultimi anni comunque sono aumentati e già i brand stranieri si guardano altrove.
Via | Ft, The Guardian
Foto | CLW @ Facebook