Agricoltura
Torna la March against Monsanto contro gli OGM e in Italia c’è un solo evento
Torna il 24 maggio la #MAM March against Mosanto, la manifestazione planetaria che fece tremare i polsi lo scorso anno alle multinazionali del Biotech
Torna il prossimo 24 maggio con manifestazioni in tutto il mondo la #MAM, March against Monsanto protesta internazionale e globale contro gli OGM e sopratutto contro la possibilità per il consumatore di scegliere se acquistare prodotti che non contengano organismi geneticamente modificati.
La battaglia portata avanti da Tami Canal Monroe probabilmente poteva nascere solo negli Stai Uniti, poiché questa giovane mamma californiana punta sul diritto molto sentito in America della libertà di scelta del consumatore. In sostanza Tami Canal Monroe chiede che vi siano etichette che in maniera chiara indichino la presenza di OGM così da consentire a se stessa e ai consumatori di scegliere se procedere con gli acquisti o meno. Ma la potente lobby del biotech rifiuta con ogni mezzo la possibilità di concedere ai consumatori l’autodeterminazione negando la completezza di informazioni sugli ingredienti usati.
Le manifestazioni che si terranno il prossimo 24 maggio si svolgeranno nei sei continenti e sono coordinate dalla pagina facebook March against Monsanto. In Italia è segnalato un unico presidio a Bologna organizzato da Earth Riot.
In Italia la situazione sugli OGM è molto delicata dopo che lo scorso anno in Friuli abbiamo avuto il primo raccolto di mais OGM MON810, proprio con seme OGM Monsanto. Dopo quel raccolto e i ricorsi delle associazioni ambientaliste al Tar del Lazio si è ottenuto il fermo per nuove coltivazioni non definitivo in quanto saranno le regioni a dover poi interpretare le direttive comunitarie in tal senso.
Negli Usa la situazione è probabilmente ancora più preoccupante dopo che il Congresso ha approvato il Monsanto Protection Act in cui in sostanza si autorizza la multinazionale di St Louis e società terze a essa collegate di piantare e vendere prodotti geneticamente modificati senza ottenere l’autorizzazione federale.
Foto | Mam @ Facebook