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Sovrappopolazione: una nuova prospettiva sullo sviluppo demografico
Population Boom di Werner Boote propone un approccio originale al tema della sovrappopolazione. Un documentario che sfida i preconcetti e sfata uno dei miti più diffusi della contemporaneità
Un uomo si aggira per le più grandi metropoli del mondo con l’ombrello aperto. Legge il giornale in mezzo alle code chilometriche di Pechino, davanti ai treni sovraccarichi di Dhaka, negli slum di Mumbai. Cammina nella sterminata savana del Serengeti, incontra guerrieri masai ed esperti di demografia, scienziati e infermiere.
Population Boom di Werner Boote, presentato nel Concorso Documentari Internazionali del festival Cinemambiente, è un film documentario che parte da un approccio alla Michael Moore (con il regista che interviene nell’azione in prima persona, creando un personaggio metà Charlot, metà Hulot) per finire sulla sponda opposta, quella di un documentario privo di ogni preconcetto:
La sovrappopolazione è un mito ed è uno strumento politico. I documentari che trattano questo argomento di solito vogliono mostrare l’apocalisse, ma io penso che sia più importante mostrare la verità,
ha spiegato il regista dopo la proiezione salutata da un lungo applauso.
Population Boom fa piazza pulita di tutti i preconcetti sul tema. Il viaggio parte da New York, più precisamente dalla sede delle Nazioni Unite, dove nel giorno di Halloween del 2011 viene annunciato lo storico superamento dei 7 miliardi di abitanti. Da lì Boote si sposta nella contea di Elbert, in Georgia, alle Georgia Guidestones, quattro pietre con un testo tradotto in otto lingue, costruite negli anni Ottanta, quando nel mondo vi erano “solo” 4,5 miliardi di abitanti. Di provenienza sconosciuta, le quattro pietre sono anche conosciute come “i comandamenti del diavolo” e auspicano un mondo nel quale la popolazione mondiale venga mantenuta al di sotto dei 500 milioni. Fatte queste premesse, Boote si mette in viaggio verso le megalopoli come Città del Messico, Mumbai, Dhaka, Pechino e Tokyo per capire se la sovrappopolazione sia davvero la causa di tutti i mali del mondo.
Quello che scopre confrontandosi con gli esperti della materia è che il tema della sovrappopolazione è diventato di moda quando i Paesi occidentali hanno iniziato a percepire l’aumento della popolazione dei Paesi del Terzo Mondo o in via di sviluppo come una minaccia per il proprio benessere.
Betsy Hartmann, scrittrice e saggista, invita a trattare il boom demografico con uno sguardo nuovo:
Sovrappopolazione e cambiamenti climatici sono due diversivi per non pensare alla vera origine dei problemi. Perché questi temi trovano spazio proprio in questa fase storica, quando la gente reclama una maggiore giustizia sociale e chiama i grandi gruppi industriali alle proprie responsabilità? Si individua nella sovrappopolazione la causa della crescita delle emissioni, ma i paesi più popolosi sono anche quelli più poveri e non sono certi i Paesi più poveri ad avere generato le emissioni che hanno prodotto i cambiamenti climatici.
In Cina la politica del figlio unico viene sostenuta a suon di multe, ma il controllo delle nascite avrà una pesante ricaduta fra vent’anni quando nella Repubblica Popolare Cinese si andrà a creare una condizione simile a quella del Giappone odierno dove la media è di 1,3 figli a famiglia (contro il 2,1 che garantisce la stabilità demografica).
Un altro dei miti sfatati da Population Boom è quello della densità e del loro rapporto con le risorse. Come spiegato da uno degli interlocutori di Boote, sarebbero sufficienti tecnologie e politiche agricole adeguate per far sì che il Sudan producesse cibo in grado di sostentare un miliardo di persone.
“Nella terra c’è abbastanza spazio per soddisfare i bisogni di tutti, ma non abbastanza per l’ingordigia di pochi” diceva il Mahatma Ghandi. Ed ecco perché quando il 99% si solleva contro l’1%, una delle “armi di distrazione di massa” diventa la questione della sovrappopolazione nella quale Boote con il suo ombrello, la sua ironia e la sua caparbia capacità di ascolto apre una crepa che non passa inosservata.
Foto | Population Boom