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Cinemambiente 2014: My Name is Salt, il doc sulle saline del Gujarat

Per otto mesi la regista Farida Pacha ha accompagnato una famiglia impegnata nel raccolto del sale

Un deserto riarso dal sole. Una famiglia che arriva e occupa una casupola e inizia a scavare per dissotterrare una pompa e dei tubi. L’acqua affiora in superficie e porta il sale con sé. My Name is Salt di Farida Pacha ha incantato il pubblico di Cinemambiente per il grande impatto delle immagini e per la potenza di una storia che si fa paradigma della dedizione al lavoro.

Il deserto pieno di crepe riscopre l’acqua che, in questo caso è salata, e che va a riempire le ampie distese di questo deserto in cui tre generazioni lavorano per raccogliere il sale che verrà acquistato dagli intermediari a fine stagione. Padri, figli e nipoti uniti dal lavoro in una pianura desolata in cui l’unico svago è la musica che proviene da una radio a batteria.

Si lavora con le mani nel fango, si costruiscono attrezzi, si riparano macchine, si rastrella e si calpesta il primo sale, ma soprattutto si attende che il sole faccia la sua parte. Un film circolare che si apre con il disseppellimento e si chiude con il seppellimento della pompa che permette all’acqua salata di emergere in superficie.

Una cosa che non abbiamo fatto è stato intervenire nell’azione. Abbiamo piazzato la camera e abbiamo atteso che le cose accadessero,

ha spiegato la regista Farada Pacha che ha lavorato con una crew molto ristretta: lei, il fonico e il direttore della fotografia. Sono 40mila le famiglie che ogni anno occupano questo territorio di ben 5000 kmq per lavorare alla produzione del sale. Pacha ne ha descritto con grande temperamento registico le azioni e i riti, frutto di una sapienza che viene tramandata all’interno di questa casta da 400 anni.

L’inizio del documentario è stato complesso perché il fatto che noi ci muovessimo continuamente innervosiva i protagonisti del nostro documentario. Quando noi ci siamo adattati al loro ritmo e non il contrario c’è stato il vero cambio di passo del film, infatti, in fase di montaggio, molto materiale girato nei primi giorni è risultato inutilizzabile,

ha detto l’autrice di un film che ha tutte le carte in regola per aggiudicarsi il premio del concorso più importante del festival che si concluderà quest’oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente.

Foto | My Name is Salt

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