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Energia

Shale gas e trivellazioni tra gli 8 punti di Romano Prodi per la rinascita industriale

Romano Prodi propone tra gli 8 punti per riavviare l’industria l’uso dello shale gas e le trivellazioni per l’estrazione di petrolio lasciandosi alle spalle la turbofinanza. Ma forse l’industria che propone Prodi già non esiste più

Romano Prodi interviene in merito al rilancio dell’industria proponendo 8 punti che sono totalmente condivisi dal premier Matteo Renzi. Sono proposte, o meglio dire la lista degli interventi, affinché l’Italia si lasci alle spalle le crisi della turbofinanza e riprenda a fare industria pesante, come ha fatto nel trentennio 60-70-80. Ma le proposte di Prodi in merito all’approvvigionamento di energia da shale gas e trivellazioni di petrolio, scimmiottano la politica di Obama anche se l’Italia non è l’America dai vasti e sconfinati territorio e non non abbiamo il petrolio migliore del mondo.

Ma ecco nel dettaglio cosa propone il nostalgico Romano Prodi che al punto 7 spiega:

Un settimo obiettivo riguarda gli orientamenti della politica energetica sia come fonte di investimenti e di occupazione sia come strumento di equilibrio della bilancia commerciale, che vede la nostra voce passiva più pesante nell’acquisto di materie prime e di fonti energetiche.

Pochi mesi fa il Governo ha presentato un grande progetto per fare dell’Italia il più importante punto d’arrivo per il rifornimento energetico dell’intera Unione Europea. Subito sono partiti tutti i veti locali possibili e immaginabili, senza che il governo nazionale abbia potuto tenere conto dei nostri impegni e dei nostri interessi, pur essendo universalmente riconosciuto che le leggi italiane di protezione dell’ambiente nel settore energetico si collocano tra le più severe di tutto il pianeta.

Era il 29 luglio 2012 quando Romano Prodi spendeva la sua penna in favore dello shale gas; più recentemente però, siamo al 18 maggio 2014 entra nel merito delle trivellazioni spiegando che il nostro Paese è al primo posto in Europa per riserva di petrolio, esclusi i grandi produttori come Norvegia e UK (quindi competiamo con Francia, Spagna, Germania, Austria, Grecia ecc….fare un po’ voi se è sensato) e rincara la dose scrivendo:

Non intendo prendere in considerazione risorse energetiche che si trovano vicino alla costa e che potrebbero quindi provocare ipotetici danni agli equilibri geologici del territorio. Mi limito ai giacimenti in mare aperto, dove questo pericolo non sussiste. Il caso più clamoroso riguarda tutta la dorsale dell’Adriatico, così promettente da essere oggetto di un grandioso piano di sfruttamento da parte del governo croato, che ha recentemente chiamato a gara le grandi compagnie energetiche internazionali per sfruttare un giacimento che, come ha dichiarato il ministro degli esteri del paese a noi vicino, può fare della Croazia il “gigante energetico d’Europa“.

Le regioni italiane che affacciano sul mare Adriatico, stretto e chiuso, progettano un referendum per impedire le trivellazioni mentre in Sicilia da qualche mese sono state autorizzate le trivellazioni che come evidenzia Greenpeace non sono un affare per l’Italia.

Ciò che resta incomprensibile è: come mai di fronte a una bacchettata sonora degli investitori stranieri che hanno puntato sulle rinnovabili in Italia, Prodi ancora tace? Come mai non risponde nel merito non di turbofinanza, ma di finanza reale smentita da un governo che passa per poco credibile all’estero? Prodi intanto abbraccia Putin…

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