Agricoltura
Mais OGM: distrutto un secondo campo, linea dura con scadenza
Con una operazione congiunta tra polizia, carabinieri e guardie forestali è stato distrutto il secondo campo di mais OGM coltivato da Giorgio Fidenato
Lo scorso anno, nell’incertezza legislativa, Giorgio Fidenato riuscì a portare a casa il raccolto di mais OGM della Monsanto, ma per il raccolto 2014 purtroppo per lui si prospetta una situazione ben diversa.
A decretarlo la Procura della Repubblica di Udine che ha applicato la normativa nazionale che prevede il divieto di coltivare mais MON810. Dunque a porre prima sotto sequestro i campi di Colloredo, e prima ancora quello di Mereto di Tomba ci hanno pensato le guardie della Forestale in collaborazione con polizia e carabinieri, poi con i trattori hanno provveduto alla distruzione delle piante. All’operazione quasi militare si è giunti dopo un complesso iter legislativo che ha visto l’opposizione di Giorgio Fidenato, respinta però dal TAR di Trieste, sebbene la Corte di Giustizia Europea abbia riconosciuto il diritto (tale è) di coltivare organismi transgenici.
Il divieto nasce per tutelare la biodiversità, poiché la preoccupazione principale riguarda la contaminazione tra colture OGM e colture classiche se non biologiche. Ma il pericolo contaminazione esiste? E’ una questione controversa ma sappiamo da un registro tenuto da Greenpeace che vi sono stati già diversi casi tra cui contaminazione da OGM registrata in Oregon.
Lo scorso anno un agricoltore dell’Oregon ha notato alcune piante spontanee di grano sopravvissuto all’erbicida a base di glifosato. Insospettito ha inviato i campioni alla Oregon State University. Il mese dopo i ricercatori dell’Università hanno notificato all’USDA che i campioni vegetali sono risultati positivi a una proteina che li ha resi resistenti al glifosato, indicando che sono stati effettivamente modificati geneticamente. Ulteriori test hanno rivelato che si trattata del frumento MON71800 varietà sviluppata dalla Monsanto. Il più grande mistero di questa contaminazione resta nella provenienza dei semi, poiché il grano non è prodotto a livello commerciale in nessuna parte del mondo. Dal 1998 al 2005 Monsanto ha testato il frumento resistente al glifosato in 16 stati, tra cui l’ Oregon ma il prodotto non è stato mai commercializzato e il programma di test in Oregon si è concluso 12 anni fa. Né le ipotesi dei ricercatori né l’indagine interna della Monsanto hanno saputo dare una risposta. La USDA ha concluso che questo incidente equivale a più di un singolo episodio isolato in un unico campo su una singola azienda. Tutte le informazioni raccolte finora non hanno mostra alcuna indicazione della presenza di OGM nel grano in commercio. Gli investigatori hanno condotto indagini approfondite sull’intera filiera di produzione del grano senza riscontrare contaminazioni OGM.
La questione dei campi OGM, nonostante la distruzione delle colture, non è affatto archiviata in Italia. Ricordiamo che il decreto anti OGM dura 18 mesi e che dovranno poi essere le Regioni che singolarmente si dovranno dotare di leggi contro le colture transgeniche.
Via | Messaggero Veneto