Inquinamento
Mediterraneo, sulle coste italiane fino a 27 rifiuti plastici ogni kmq
Le cifre del monitoraggio di Goletta Verde sui rifiuti plastici richiamano alle proprie responsabilità gli stessi pescatori che buttano in acqua le cassette di polistirolo
Il Mediterraneo è invaso dai rifiuti plastici e dopo 87 ore di osservazione nei mari italiani e il monitoraggio di 1700 km di mare da parte di Goletta Verde e Accademia del Leviatano sono stati pubblicati i dati che certificano il grado di sporcizia delle nostre acque. Il report che ha visto Legambiente collaborare con Coou – Consorzio obbligatorio oli usati, Novamont e Nau! e con l’Accademia del Leviatano, in collaborazione con il Dipartimento Difesa della natura di Ispra e dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa.
Nelle tratte costiere prese in considerazione nei mari Tirreno, Adriatico e Ionio sono stati trovati 700 rifiuti galleggianti con punte di ben 27 per ogni kmq nel Mare Adriatico che si distingue per il poco nobile primato dei rifiuti plastici connessi all’attività della pesca: le reti ma, soprattutto, i contenitori di polistirolo che, a frammenti o interi, galleggiano fino a raggiungere le nostre coste. I rifiuti provenienti dalla pesca rappresentano il 20% della sporcizia superati solamente dalle buste di plastica (41%) e dai frammenti di plastica (22%).
Nel Mar Tirreno, “staccato” di poco con 26 rifiuti per kmq, il 91% dei rifiuti è rappresentato dalla plastica, di cui più di un terzo è rappresentato da bottiglie e contenitori per detergenti.
Si tratta di dati che la dicono lunga sulla sconfitta culturale ed ecologiche di chi, come Legambiente e altre associazioni ambientaliste, si batte per la pulizia dei nostri mari. Il dato più paradossale è l’assoluta noncuranza da parte dei pescatori ovverosia della categoria di lavoratori che dovrebbero essere maggiormente interessati a mantenere il mare sano e pulito, poiché è il mare a garantire la loro sopravvivenza. Una maleducazione (nel senso più letterale del termine) che rischia di costare molto cara e il cui prezzo non verrà pagato solamente dai pescatori: una volta entrata nella catena alimentare, la plastica contamina i pesci che finiscono sulle nostre tavole. Per buttare la plastica cassonetti e cestini non mancano.
Via | Legambiente