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Biciclette

Guerrilla Bike Lane, la rivoluzione delle piste ciclabili fai da te

A Città del Messico un gruppo di attivisti ha disegnato 5 chilometri di piste ciclabili in appena otto ore. Ma azioni del genere non sono una novità

Se le amministrazioni pubbliche non mantengono le promesse, i cittadini le rivoluzioni le fanno da sé. È successo a Città del Messico: nel 2007 l’amministrazione della capitale messicana aveva promesso di costruire 300 chilometri di piste ciclabili nel giro di cinque anni.

Tre anni fa, però, giunti in prossimità della scadenza, i cittadini hanno potuto constatare come nessuna delle promesse fosse stata mantenuta. Dopo le manifestazioni in piazza, la protesta è diventata fattiva: con vernice, pennelli e rulli, i cittadini di Città del Messico hanno iniziato a disegnare piste ciclabili nelle arterie cittadini. A un ritmo forsennato: 5 chilometri al giorno. Una parte del gruppo si occupava di tracciare i triangoli di precedenza, altri di colorarli di verde, altri si occupavano di scrivere “prioridad” e altri, ancora, della segnaletica verticale.

Mutuando la logica dal guerrilla gardening, i messicani hanno lanciato il Guerrilla Bike Lane: Tempo di realizzazione: otto ore. Costo: 800 euro. Per il resto muscoli e cervello.

Mai un fenomeno del genere aveva interessato una metropoli così popolosa, ma la Guerrilla Bike Lane non è certo una novità: anche se non con questo nome, operazioni del genere furono realizzate in Olanda negli anni Settanta, dopo che l’accesso degli autoveicoli nei centri storici dei Paesi Bassi fece circa 400 vittime minori di 14 anni, nel solo 1971.

Se la tecnica più semplice è la tracciatura della segnaletica orizzontale, ci sono esempi più complessi: un anno fa a Seattle un gruppo denominato Reasonably Polite Seattleites creò una ciclabile in una sola notte attaccando piccoli piloni al terreno con del nastro adesivo. Gli attivisti scrissero al comune di Seattle che, invece di provvedere alla rimozione dei piloni, rese permanente la pista ciclabile. E il fenomeno si è propagato un po’ ovunque, Europa compresa, dove la crisi ha rimesso in sella molti giovani e meno giovani.

In Italia, nonostante il fermento di molte città, specialmente nel Nord Italia, il movimento non esiste.

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