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Agricoltura

Vendemmia 2014: forse la più scarsa dal 1950

Una primavera e un’estate anomale hanno condizionato il ciclo della viticoltura da nord a sud, con un calo della produzione che Coldiretti stima in un – 15%

La ricchezza e la qualità dei raccolti vinicoli si basano su un perfetto equilibrio fra sole pioggia, l’estate 2014 con i mesi di luglio e agosto più piovosi degli ultimi decenni sarà la più povera del secolo e secondo l’allarme lanciato negli scorsi giorni da Coldiretti potrebbe essere addirittura la più scarsa dal 1950 a oggi.

Naturalmente il crollo della produzione e l’impennata dei costi per le aziende potrebbero far aumentare i costi per i consumatori. Secondo le stime di Coldiretti il calo dovrebbe essere del 15%: dai 49,6 milioni di ettolitri del 2013 ai 41 milioni di ettolitri di quest’anno. Se i dati di questa previsione dovessero essere confermati, l’Italia perderà il primato europeo c he finirà Oltralpe: secondo le stime del ministero dell’agricoltura francese la produzione del 2014 dovrebbe essere di 47 milioni di ettolistri.

La maggiore sofferenza si verificherà al Sud con punte del 30% in Sicilia, ma anche nel settentrione le prospettive sono tutt’altro che rosee. Toscana, Umbria, Marche e Lazio dovrebbero cavarsela meglio.

Le pessime condizioni meteo della stagione estiva, con temperature nettamente al di sotto della media e piogge persistenti hanno inciso negativamente sui raccolti delle regioni settentrionali, mentre nel Meridione i danni sono stati causati soprattutto da una primavera più rigida del previsto, dopo un inverno mite che aveva anticipato la fioritura dei vigneti.

Le anomalie climatiche hanno costretto i viticoltori a far fronte a una serie di emergenze. In molte zone l’eccessiva umidità ha favorito l’attacco di funghi che hanno richiesto una quantità di interventi sanitari e agronomici. Grandinate e inondazioni hanno fatto il resto concorrendo in maniera importante all’aumento dei costi di produzione.

I viticoltori sono abituati alla variabilità dei raccolti, ma un -15% sulla produzione complessiva nazionale è dato che va ben oltre le negatività “fisiologiche”, si tratta di un evento eccezionale, tanto da dover tornare indietro di 64 anni per trovare un’annata di raccolto così scarsa.

Il probabile aumento delle tariffe dovrebbe tradursi in una contrazione dei consumi, coerentemente con quanto avvenuto negli ultimi cinquant’anni con un consumo che è passato da 70 a 36-37 litri pro capite all’anno e che continua a diminuire di un -1% ogni anno.

Via | Coldiretti

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