Cronaca ambientale
Le scuse di Greenpace per aver calpestato le linee di Nazca in Perù, ma rischiano 8 anni di carcere
Arrivano le scuse di Greenpeace dopo che un gruppo di 20 attivisti ha calpestato il sito archeologico di Nazca in Perù causando notevoli danni. Ora rischiano fino a 8 anni di carcere
Arrivano le scuse di Greenpeace dopo l’azione maldestra e pure grave messa in atto in Perù, sulle linee di Nazca patrimonio mondiale dell’UNESCO. Lo scorso 8 dicembre un gruppo di 20 attivisti provenienti da Germania, Argentina, Austria, Brasile, Cile, Spagna e Italia, è entrato nel sito archeologico protetto di Nazca, e in prossimità del colibrì, calpestando il terreno senza alcuna accortezza (si dovrà verificare ora chi li ha autorizzati) ha esposto la scritta su teloni: “È ora di cambiare, il futuro è rinnovabile”, nel mentre a Lima era in corso la COP20 per discutere di accordi sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Ora, per questa bravata, tutti rischiano da 6 a 8 anni di carcere.
Dalle Linee di Nazca messaggio degli attivisti ai leaders #COP20:salviamo il #clima, mai più disastri alle #Filippine pic.twitter.com/8W3xcw3jiT
— Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) 9 Dicembre 2014
Le linee di Nazca sono delle figure gigantesche che rappresentano creature viventi e creature mitologiche incise tra i 1500 e i 2000 anni fa. Ebbene, i 20 attivisti, dicono di essere stati seguiti da un archeologo (non si sa ancora chi sia) e che hanno fatto di tutto per non arrecare danni. Ma purtroppo le impronte del loro passaggio le hanno lasciate. Peraltro in Perù per chi viola siti archeologici, è reato, è prevista il carcere fino a 6 anni.
Le proteste, per la scellerata azione, si sono sollevate a gran voce e da tutto il mondo e anche il governo del Perù è intervenuto in maniera decisiva su questa gravissima azione che non può essere giustificata dalla motivazione, seppur legittima, di manifestare in favore di risoluzioni che contrastino efficacemente i cambiamenti climatici.
Greenpeace porge le proprie scuse scuse circa la protesta attuata sulle linee di Nazca lo scorso 8 dicembre 2014. Senza riserve Greenpeace chiede scusa al popolo del Perù per il reato commesso durante la recente posa del messaggio di speranza sul sito delle storiche Linee di Nazca. Siamo profondamente dispiaciuti per questo. Sappiamo bene che abbiamo sbagliato. Invece di trasmettere un messaggio di speranza e un invito ai leader da raccogliere ai negoziati sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite di Lima, ci siamo imbattuti in un errore grossolano. Abbiamo incontrato il Ministro della Cultura responsabile del sito per porgere le nostre scuse. Accettiamo qualunque conseguenza indipendente per la nostra attività e collaboreremo pienamente per qualsiasi indagine. Ci assumiamo la responsabilità personale per le azioni e ci impegniamo nella non-violenza. Greenpeace è responsabile per le sue attività e disposta ad affrontare le conseguenze eque e ragionevoli. Kumi Niadoo, direttore esecutivo internazionale di Greenpeace, si recherà a Lima di questa settimana per scusarsi personalmente per le conseguenze causate dall’attività e rappresenterà l’organizzazione nel corso delle discussioni con le autorità peruviane.
Greenpeace ferma immediatamente ogni ulteriore utilizzo delle immagini incriminate.
Ma anche se ambientalisti e mossi dalle più nobili motivazioni c’è da dire che chi ha sbagliato paghi e magari torni pure a studiare cosa sia il rispetto per l’ambiente.
L’accusa del Governo peruviano
Il governo peruviano ha inviato all’Unesco una denuncia firmata dal Ministro della Cultura, Diana Alvarez -Calderón e indirizzata alla rappresentante UNESCO in Perù, Magaly Robalino Campos, in cui scrive:
Scrivo per porgerle un cordiale saluto e anche le nostre più profonde preoccupazioni personali e istituzionali circa gli atti gravi effettuate dalla ONG Greenpeace alle Linee di Nazca iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO il 17 dicembre 1994.
Con rispetto, faccio notare che durante la mattina dell’8 dicembre di quest’anno, un gruppo di attivisti della Ong Greenpeace è entrato nel sito archeologico senza il permesso, al buio della notte e ha camminato, senza le attrezzature di protezione necessarie, lungo il geoglifo conosciuto come Hummingbird famoso a livello mondiale, attorno al quale è stato installato uno striscione in tela con un messaggio in inglese che tradotto era: “E’ ora di cambiare, il futuro è rinnovabile: Greenpeace”. Queste attività sono state documentate dalla ONG a terra e con fotografie aeree (droni), i video girati per la preparazione dell’installazione e scatti aerei (cavalcavia) realizzata nelle prime ore del giorno; gli stessi sono stati trasmessi sulle reti social.
Il Ministero della Cultura, insieme ai rappresentanti dell’Ufficio e della Polizia Nazionale hanno ispezionato la zona e confermato il grave danno ambientale al Geoglifo Hummingbird in un’area di 1.600 m2, essendo stato segnato irrimediabilmente il percorso per l’accesso causato dal movimento delle persone.
Perciò, unendo le forze per rendere pubblico un atto di tale portata che ha causato danni irreparabili al patrimonio culturale peruviano, la popolazione è stata invitata a collaborare per l’identificazione dei responsabili e avviate azioni legali sulla base della legge a quanti risulteranno direttamente responsabili.
Per quanto riguarda la salvaguardia del valore universale eccezionale delle linee e geoglifi di Nazca e Pampas de Jumana, il Ministero della Cultura ha avviato azioni di riparazione e manutenzione della zona interessata, al fine di ripristinare l’aspetto e l’integrità del geoglifo Hummingbird sollecitando il sostegno di esperti degli organi consultivi della Convenzione Unesco del 1972.
La difesa
Veniamo alla linea difensiva che Greenpeace va a presentare e che è sostenuta dall’avvocato Henry Carhuatocto, specialista in Diritto ambientale internazionale e popoli indigeni che ha detto:
Greenpeace è in procinto di incontrare le autorità competenti per fornire le spiegazioni del caso, quali le ragioni e i dettagli della protesta e chiarire ciò che realmente è accaduto nella zona delle linee di Nazca. Greenpeace vuole dimostrare quale sia la portata della catastrofe ambientale incombente che minaccia il nostro pianeta e il nostro futuro se non vengono prese misure adeguate. Queste proteste pacifiche sono sempre state fatte dopo attenta considerazione e responsabilmente per garantire la conservazione del sito in cui sono presentate, senza compromettere l’ambiente e il patrimonio culturale.
Via | Andina