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ECOLOGIA

Naomi Klein verso la Conferenza di Parigi 2015: dai movimenti l’alternativa al modello austerity

La giornalista e scrittrice americana fa tappa a Roma e sprona i movimenti: “Verso la Conferenza di Parigi contro il capitalismo della shock economy”

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Doc Station live (REPLAY) di docstation

Il contesto nel quale si è svolto l’incontro romano tra movimenti sociali e ambientalisti e Naomi Klein, ieri pomeriggio a Roma presso l’auditorium degli Spin Time Labs, un palazzo occupato per dare un alloggio a decine di famiglie e “riportare lo stabile ad un fine comune attraverso un cantiere di rigenerazione urbana”, già dava l’idea della centralità dei movimenti (per l’ambiente, per la casa, per i beni comuni, etc) nel nuovo libro della scrittrice e giornalista canadese.

La presentazione romana di “Una Rivoluzione Ci Salverà: il capitalismo non è più sostenibile”, un’opera costruita in cinque anni di lavoro, non poteva che appoggiarsi alla rete dei movimenti (non più di protesta ma finalmente “di proposta”) per mostrare tutta l’efficacia sia del lavoro proposto da Klein sia delle lotte per l’ambiente portate avanti da chi non è disposto ad allinearsi all’interno di quel pensiero unico che è caratteristica fondamentale del capitalismo del nuovo millennio.

Agli Spin Time Labs Naomi Klein si mostra a suo agio: sono i movimenti i veri portatori di quel “vento rivoluzionario” per il quale oggi “non c’è più tempo”: se a Copenhagen 2009, al vertice internazionale sui cambiamenti climatici, lo slogan degli stessi movimenti era “Fate Presto!”, una vera e propria invocazione ai potenti di mettersi d’accordo per fronteggiare i cambiamenti climatici, nella Conferenza Onu sul Clima che si terrà a Parigi a novembre 2015 i movimenti avanzeranno la loro proposta rivoluzionaria, una proposta che affonda le radici negli ultimi 15 anni di lotte per il clima e la sosteniblità.

“Volevo raccontare una storia di movimenti e di giustizia ambientale: questo è il tema più importante del nostro tempo. Penso che gli italiani capiscano bene il “potere dei simboli” […] i leader del mondo non sono coloro che hanno abbandonato la questione climatica: i veri leader sono fuori, lavorano la terra, la conoscono, vivono ogni giorno il problema del cambiamento climatico. […]
E’ obbligatorio smentire l’idea che l’ambiente sia una cosa astratta: questa è una lotta fatta da gente che conosce la sua terra!”

ha spiegato Naomi Klein nel corso del suo lungo intervento (l’incontro è durato quasi tre ore).

Il libro, ha spiegato l’autrice, è uscito non a caso nel settembre 2014: mentre a New York i potenti della terra si riunivano durante la Climate Week 2014 milioni di persone nel mondo (e centinaia di migliaia solo nella Grande Mela) scendevano in strada durante la “People’s Climate March”.

A New York il movimento sociale che si è battuto per anni contro il fracking nel territorio dello Stato ha vinto la sua battaglia proprio dopo quella manifestazione, quando il governatore Andrew Cuomo ha firmato una moratoria a tempi indeterminato contro le estrazioni tramite fratturazione idraulica per motivi di salute pubblica (un esempio seguito pochi giorni fa dalla Pennsylvania).

Naomi Klein ha spiegato come la sinergia e la federazione tra movimenti sociali ed ambientalisti, che affrontano battaglie locali nel loro territorio ma che hanno sempre una portata molto più ampia, spesso transnazionale, negli Stati Uniti (e non solo) abbia creato una nuova consapevolezza ambientale, contribuendo ad approfondire un dibattito pubblico che altrimenti sarebbe rimasto fermo al palo: nonostante i leader mondiali si prodighino in moniti contro i cambiamenti climatici, le scelte dei governi vanno in direzioni diametralmente opposte.



Naomi Klein a Roma

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Questo, secondo Naomi Klein, è la tipica espressione del capitalismo (un tema che richiama un altro suo libro “Shock Economy”), che si appropria delle terre per stuprarle e riconsegnarle gravemente inquinate. Lo stesso Matteo Renzi, durante quella conferenza internazionale a New York, aveva annunciato:

“I nostri figli attendono che a Parigi l’accordo sia vincolante, le nostre economie attendono che i posti di lavoro legati alla green economy siano davvero una opportunità. […] Quello che stiamo facendo non guarda solo al passato ma è soprattutto un segno di responsabilità verso il futuro.”

parole che però stonano con la firma, una volta tornato in Italia, del decreto SbloccaItalia. L’adagio generale però non è unicamente renziano: la formula è identica per tutti, come dimostrano le dichiarazioni che in genere i leader mondiali rilasciano in materia ambientale e di cambiamenti climatici, salvo poi sedersi attorno ad un tavolo per studiare trattati internazionali come il TTIP:

“Come si fa a parlare di riduzione delle emissioni e pensare ad un libero scambio che solo dal punto di vista logistico moltiplicherebbe i movimenti di merci in giro per il mondo, inevitabilmente aumentando la produzione di CO2? Il TTIP è figlio del NAFTA che gli Stati Uniti fecero firmare al Messico anni fa.”

Un tema, quello del NAFTA, che il movimento indigeno zapatista porta avanti da oltre un decennio.

La sinergia tra movimenti è la chiave per quella “rivoluzione” globale in chiave anticapitalistica necessaria, spiega Naomi Klein, a salvare il pianeta e chi lo abita: senza una battaglia comune, senza una reale comunione di intenti tra le varie parti in protesta, non può esserci il necessario passaggio successivo, la proposta. Nello stato di New York le cose sono cominciate a cambiare quando accanto ai movimenti ambientalisti si sono schierate le famiglie del South Bronx, uno dei quartieri più poveri della Grande Mela, che protestavano per l’incidenza di malattie respiratorie dieci volte superiore alla media nazionale, ma anche i sindacati (dei trasporti, della sanità, etc) preoccupati per la salute dei lavoratori. Un’omogeneità diversa nella protesta che ha prodotto un risultato storico, la moratoria del fracking nello Stato di New York.

“Nei movimenti non c’è più lo scontro tra chi propone idee alternative e chi resiste e basta. […] Prendiamo per esempio Occupy Wall Street: quello è stato un manifesto contro il capitalismo ed ha permesso l’integrazione di più manifesti di movimenti sociali e politici diversi, ma in quell’esperienza mancava completamente la voce “cambiamenti climatici”, cosa che è stata inserita troppo tardi. […] Il più grande problema del capitalismo è che ha bisogno di shock, di guerre, per sopravvivere.”

ha spiegato Klein alla sala gremita. C’è stato infine tanto spazio per parlare di austerità e crescita, due paradigmi fondamentali nell’Europa moderna che potrebbero rappresentare il crollo definitivo per la società e l’economia europea.

Secondo Naomi Klein le politiche di austerity, consistenti nella sostanza in un drastico taglio alla spesa pubblica, altro effetto non hanno avuto che devastare ulteriormente il tessuto sociale ed ambientale del pianeta: i disastri dell’uragano Katrina (dovuti in buona parte all’abbandono delle infrastrutture realizzate per la sicurezza della baia di San Louis), il dissesto idrogeologico, come anche (per restare in Italia) gli effetti devastanti del terremoto a L’Aquila o in Emilia (per citare i più recenti), sono in parte dovuti ad eventi naturali (anche questi in parte causati dai cambiamenti climatici) e in parte all’incuria che le politiche di austerity hanno imposto sui beni comuni.

“Bisogna trasformare le politiche di austerità in investimenti pubblici che contrastino le manifestazioni climatiche estreme, come sono stati l’uragano Katrina o il tifone Hayan”

ha spiegato Naomi Klein. La Conferenza sul Clima di Parigi, in questo senso, rappresenta l’appuntamento “imperdibile” per tutti i movimenti sociali ed ambientalisti: a Parigi la storia ambientale del pianeta potrebbe essere presa in mano da chi il pianeta lo vive, togliendo l’egemonia del potere da temi che interessano l’intera umanità e che in questo senso rappresentano il bene comune più prezioso. La lunga serie di shock che il capitalismo ha provocato, per la sua stessa sopravvivenza, nella storia recente (pensiamo alla crisi economica, pensiamo all’inquinamento provocato da disastri come quello della Deepwater Horizon, ma pensiamo anche al crollo recente del prezzo del petrolio) va fermata, spiega Naomi Klein, con un reale cambiamento:

“Bisogna affrontare la logica della crescita a tutti i costi perchè è il capitalismo che lo chiede: questo paradigma va rotto, abbattuto. […] Occorre sviluppare “lavori verdi” a basso impatto ambientale: l’arte, l’insegnamento, ma anche il riciclo e il riuso. Nella crisi economica i giovani hanno perso meno di noi ed è giusto che si impegnino di più perchè hanno tanto da guadagnare. […] Occorre sviluppare un’economia di rigenerazione e l’Italia ha esempi virtuosi su questo.”

Naomi Klein si è detta inorridita quando ha conosciuto il dramma della Campania e della Terra dei Fuochi: un simbolo della logica capitalistica, che si impossessa di una terra fertile (la Campania Felix romana) e la consuma con lo sfruttamento intensivo, con le sostanze tossiche: è il classico tipo di inquinamento da capitalismo, che riconsegna poi alle popolazioni una terra velenosa, martoriata, stuprata nell’anima.

Per questo motivo, spiega il libro di Klein, “Una Rivoluzione Ci Salverà”.

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