Cronaca ambientale
Tav Torino-Caselle-Malpensa: la nuova utopia del neoliberismo
L’Ufficio europeo per la lotta antifrode annuncia un’inchiesta sulla realizzazione della Torino-Lione, ma la politica ha già pronto un piano B
L’Ufficio europeo per la lotta antifrode annuncia un’inchiesta sulla realizzazione della Torino-Lione in seguito all’esposto di due europarlamentari francesi, Michèle Rivasi e Karima Delli: secondo l’istanza presentata a Bruxelles, Ltf, la società francese che si occupa della realizzazione del tunnel franco-italiano, avrebbe compiuto alcune irregolarità, con un conflitto di interessi nell’assegnazione degli appalti. Nel caso venisse accertata l’esistenza di frodi, il dossier verrà trasmesso alla giustizia dei due Paesi e la Commissione Europea potrà decidere di sospendere i finanziamenti del progetto.
Il progetto – che resta fortemente desiderato da un fronte politico bipartisan anche nel nostro Paese – prevede costi per 8,5 miliardi di euro che l’Ue potrebbe finanziare al 40%. A fine febbraio il premier Renzi e il presidente francese Hollande dovrebbero approvare una risoluzione per richiedere alla Commissione Europea di inserire l’opera nel piano di investimenti anti-crisi.
Insomma mentre lo scrittore Erri De Luca si trova sul banco degli imputati per aver invitato a sabotare l’opera, ci pensa la politica stessa ad auto-sabotarsi infrangendo le regole. Inoltre, secondo quanto scritto da Maurizio Tropeano sulla Stampa di venerdì 6 febbraio, Palazzo Chigi sarebbe intenzionato a nominare Mario Virano, attuale commissario di governo per la Tav e presidente dell’Osservatorio tecnico, a direttore della società che dovrà realizzare il tunnel di base. In tal caso il controllato coinciderebbe con il controllore come sottolineato negli scorsi giorni dal senatore 5Stelle Marco Scibona.
L’inchiesta dell’Olaf potrebbe rallentare ulteriormente l’opera, vanificando una delle (deboli) giustificazioni che venivano addotte dai sostenitori del dogma della Tav ovvero che fosse l’Ue a chiedere insistentemente la realizzazione del tunnel.
Nello stesso giorno in cui viene resa nota l’apertura dell’inchiesta, l’utopia Tav è pronta a rinascere come l’Araba Fenice altrove, con un progetto faraonico che può trovare una spiegazione soltanto nella perpetuazione dei vecchi modelli di business che hanno come principio primo la cementificazione del territorio e la realizzazione di Grandi Opere. La Tav è a rischio, le opere connesse all’Expo 2015 sono ormai concluse? Bisogna rilanciare, dare sfogo alla fantasia più sfrenata, proporre nuovi grandi progetti con i quali nutrire il mercato delle grandi imprese dell’edilizia. E la nuova utopia del neoliberismo – che in Piemonte si incarna nel Pd “padrone” del capoluogo e della Regione – è la Tav Torino-Caselle-Malpensa ovverosia la linea ferroviaria che collegherebbe il capoluogo piemontese, lo scalo torinese e il principale scalo piemontese. L’idea è di creare un sistema unico con la possibilità di fare il check in a Torino e prendere l’aereo a Malpensa, a un centinaio abbondante di chilometri di distanza.
Come si legge su La Stampa, nell’articolo di Luca Ferrua di venerdì 6 febbraio, il progetto
dovrebbe consentire a un torinese che parte per New York o per Mumbai di arrivare a Caselle, fare il check in e poi di essere trasferito a Malpensa nel modo più comodo possibile.
Ora inizierà, anzi è già iniziato, il battage pubblicitario della stampa, quella che dovrà far capire che un’opera in grado di far risparmiare 40-50 minuti ai viaggiatori intercontinentali e che costerà verosimilmente alcuni miliardi di euro (la Tav Torino-Milano costò 62 milioni di euro al chilometro…) è “utile e necessaria” e più importante della preservazione dell’ambiente e della tenuta delle casse statali e regionali allo stremo. Il tutto quando c’è già una linea Tav Torino-Milano in cui entrambi gli scali sono collegati con navette all’aeroporto. Il tutto con una linea di navette Torino-Malpensa che funziona benissimo e che impiega meno di due ore fra il capoluogo piemontese e lo scalo.
Per legittimare il tutto l’aeroporto di Caselle diventerà “strategico”, aggettivo che mette i brividi visto ciò che è successo in Valsusa, dove lo si è usato con abbondanza in un contesto che non è mai stato strategico, ma solo e soltanto tattico.
Ora, altrove, la politica è pronta ad apparecchiare una nuova tavola che ha tutta l’aria di un piano B a beneficio dell’industria del cemento e di tutto ciò che a essa è connesso. Però vogliamo mettere il piacere di poter fare il check in a Torino e poi spiccare il volo sopra i boschi del Ticino? Come dice un famoso spot “non ha prezzo”…
Via | La Stampa