Agricoltura
La Xylella fastidiosa è arrivata in Corsica
Dopo aver messo in ginocchio l’olivicoltura pugliese, il parassita è stato trovato anche nell’isola francese
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La Xylella fastidiosa è arrivata anche in Corsica. Lo ha annunciato la prefettura corsa dopo che due contaminazioni sono state segnalate il 22 luglio scorso su due piante ornamentali, due esemplari di poligala a foglia di mirto. Le piante sono state importate dalla Toscana e piantate su suolo corso nel 2010. Si sta cercando di capire se provengano dallo stesso vivaista italiano e se siano giunte in Italia passando dall’Olanda, crocevia di questo tipo di vegetali. In Corsica la notizia della diffusione della Xylella fastidiosa desta preoccupazione perché questa malattia minaccia più di 200 varietà di vegetali e, allo stato attuale delle ricerche, non è trattabile con alcun tipo di fitofarmaco.
Dopo la segnalazione dei primi casi, il prefetto Christophe Mirmand ha ordinate l’abbattimento di tutte le piante situate nel raggio di 100 metri.
I due esemplari di poligala a foglia di mirto che hanno scatenato il panico fra i coltivatori corsi saranno oggetto di un’inchiesta approfondita. Nelle operazioni atte a contenere la proliferazione della Xyllela fastidiosa è prevista anche un’operazione tesa a uccidere le cicadelle che sono il principale vettore del parassita che attacca i vegetali, fra cui olivi, rosmarino e mirto, per limitarci alle piante più coltivate nella zona a sud della Corsica. Il prodotto utilizzato non avrà effetti né sulle persone, né sugli animali, anche se viene raccomandato alla popolazione di stare in casa.
Il ministro dell’agricoltura, Stéphane Le Foll, ha annunciato durante la visita di mercoledì scorso, il raddoppio immediato degli effettivi della la Fédération régionale de défense contre les organismes nuisibles (Fredon) per i prossimi tre mesi. Cinquecento mille euro, di cui 100mila per la Fredon, saranno stanziati dal governo per contrastare un fenomeno che rischia di costare ben più caro, come l’esempio della Puglia sta a dimostrare.
Via | Le Monde