Cronaca ambientale
Acque sicure: un convegno per rilanciare il rapporto tra fiumi e città
Al padiglione Italia di Expo 2015 è andato in scena un dibattito nell’ambito di Italia Sicura. Con l’obiettivo ambizioso di trovare nuove soluzioni per affrontare il dissesto idrogeologico.
Il tema del dissesto idrogeologico ha per forza di cose recuperato una sua centralità negli ultimi anni, visti i danni enormi causati dalle tante inondazioni a cui abbiamo assistito, anche se finora le uniche misure che sono state prese per fronteggiare l’impatto che fenomeni sempre più estremi hanno sul nostro territorio è stato quasi sempre di tipo emergenziale.
Una modalità di affrontare le situazioni più gravi che non consente, però, un programma a lungo termine, necessario per evitare che altri disastri si ripetano e per far sì che si instauri un nuovo rapporto tra l’uomo, il territorio e l’acqua, più consapevole delle conseguenze che determinate nostre azioni – come la cementificazione selvaggia – possono causare.
[related layout=”left” permalink=”https://ecoblog.lndo.site/post/159148/il-piano-contro-il-dissesto-idrogeologico”][/related]Tutto questo è stato al centro del convegno Acque Sicure organizzato al Padiglione Italia di Expo e che aveva lo scopo di porre le basi per “un nuovo rapporto tra i fiumi e le città”. Presenti il direttore di Italia Sicura Mauro Grassi, l’amministratore delegato di Finmeccanica Mauro Moretti, Roberto Oreficini della Protezione Civile, ma soprattutto due esponenti politici della regione che, a oggi, ha più di altre pagato le conseguenze del dissesto idrogeologico: il governatore della Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Doria.
Sono stati presentati i 14 interventi per le città metropolitane e soprattutto si è parlato della necessità di ricostruire il rapporto tra le città e i fiumi che le attraversano, rapporto che troppo spesso, oggi, è all’insegna della preoccupazione. Si legge sul comunicato stampa:
Nel tempo, ed in particolare nell’ultimo secolo di intenso sviluppo e di intensa urbanizzazione, l’equilibrio fra il fiume e la città sì è spezzato mettendo in evidenza forti elementi di criticità: l’acqua dei fiumi e diventata sempre più inquinata a causa degli scarichi civili e industriali solo parzialmente depurati, la gestione delle piene è diventata sempre più difficile a causa della diffusa, e troppo spesso indiscriminata, urbanizzazione dei suoli nelle aree che erano naturale spazio di esondazione del fiume o a causa di interventi idraulici tesi a modificare, raddrizzare, incanalare in maniera innaturale il normale corso ed espansione del fiume.
I territori dissestati dall’abusivismo non reggono le prove del clima in trasformazione, e le spese necessarie per porre rimedio ai danni provocati dalle cosiddette bombe d’acqua sono in realtà molto più alte degli investimenti che si dovrebbero fare per prevenirle.
Il fiume e diventato così “altro” dalla città e da amico e diventato nemico ed estraneo per i cittadini. Qualcosa da coprire, tombare, arginare; qualcosa da cui allontanare la vita quotidiana e sociale della città.
I territori dissestati dall’abusivismo non reggono le prove del clima in trasformazione, e le spese necessarie per porre rimedio ai danni provocati dalle cosiddette bombe d’acqua sono in realtà molto più alte degli investimenti che si dovrebbero fare per prevenirle.
Ma come si esce da questa situazione? “Le due direttive europee sulle acque e sulla difesa dalle alluvioni segnano la strada per il recupero di un rapporto proficuo fra il fiume e la città. Da una parte, la qualità delle acque che attraversano le città: occorre pulirle e disinquinarle, per restituire i fiumi alle città, perché tornino a svolgere il loro ruolo di luogo di vita sociale, di benessere e bellezza per la città. Dall’altra, si deve tornare ad offrire ai cittadini un rapporto sicuro e rispettoso con i propri fiumi. Il fiume che fa paura ogni volta che le piogge lo ingrossano, è un fiume nemico. Occorre invece che l’esondazione torni ad essere un fenomeno eccezionale ma possibile, da prevenire ed evitare, ma anche da affrontare quando accade, predisponendo piani di controllo e di alleggerimento programmato della pressione fluviale. Il piano per le aree metropolitane ha questa natura. Acque pulite e acque sicure. Per ridare il fiume ai cittadini e per ridare sicurezza alle comunità, capaci di convivenza con il susseguirsi naturale delle diverse, e a volte tumultuose portate del fiume”.
Bastano queste parole e questi progetti per interventi ancora da realizzarsi? Ovviamente no, e si tratta anzi dei segnali più evidenti di come si sia ancora alle fasi iniziali mentre il problema è già in fase più che avanzata. D’altro canto, la speranza è che almeno questa volta non diventi tutto lettera morta alla prima stagione che passa senza causare cataclismi.