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Agricoltura

Una giornata in difesa dell’olio extravergine italiano

Nell’ultimo decennio un italiano su quattro ha rinunciato all’olio di oliva extravergine

Dopo un raccolto 2014 caratterizzato dalle perdite dovute alla Xylella fastidiosa, per l’olivicoltura italiana il 2015 è stato un anno di ripresa. Nonostante il ritorno meglio rimanere per terra, anche perché il recente caso della frode di alcuni fra i più noti olii di oliva italiani venduti come extravergine pur essendo di oliva dimostra che i problemi della filiera restano parecchi.

Oggi, martedì 1° dicembre 2015, Coldiretti ha deciso di celebrare la Giornata nazionale dell’extravergine italiano, per farne conoscere le caratteristiche e le qualità. Secondo una recente analisi compiuta dalla stessa Coldiretti, molti italiani stanno rinunciando a quello che da oltre due millenni è, insieme al grano e al vino, uno dei tre pilastri della dieta mediterranea.

Negli ultimi dieci anni gli italiani hanno tagliato del 25% l’acquisto di olio d’oliva, mentre il consumo annuo pro capite è sceso a 9,2 chili all’anno, molto meno rispetto alla Spagna (10,4 kg a persona all’anno) e alla Grecia (16,3 kg pro capite all’anno).

Coldiretti invita i consumatori a leggere le etichette, a fare attenzione ai prodotti che si acquistano e a considerare l’olio extravergine d’oliva come uno degli elementi imprescindibili di una dieta sana ed equilibrata.

I 250 milioni di ulivi diffusi in tutta Italia hanno garantito una produzione da record dal punto di vista qualitativo: rispetto a un anno fa la crescita potrebbe far registrare, nella migliore delle ipotesi, un + 46%.

Come si fa a sapere che si sta acquistando un olio extravergine? La prima discriminante è il prezzo: per coprire i costi di produzione dell’extravergine il costo deve essere almeno di 6-7 al litro, al di sotto di questa cifra potrebbe trattarsi di un olio straniero oppure di un semplice olio d’oliva non extravergine.

Via | Ansa

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