Acqua
Terra Madre-Salone del Gusto, la nuova formula è vincente [foto]
Circa mezzo milione di presenze nella sola giornata di domenica 25 settembre 2016
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Terra Madre non tornerà al Lingotto. La formula free e outdoor si è rivelata vincente tanto che domenica 25 settembre, complice la bella giornata, si sono riversati sugli stand della manifestazione fra i 400mila e i 500mila visitatori.
“La scommessa di Terra Madre Salone del Gusto 2016 per Slow Food era principalmente politica, culturale, sociale: affermare che il buono, pulito e giusto è un diritto di tutti e tutti devono poter dunque essere partecipi. Condividere un forte messaggio anche attraverso la forza mediatica dell’evento, per raggiungere milioni di persone nel mondo: questo è voler bene alla terra! E questa scommessa è ampiamente vinta, possiamo dire che sotto questo aspetto il successo è pieno, assoluto. L’edizione 2016 è una pietra miliare, come il 1998, quando ha esordito il Mercato e c’è stato un boom di visitatori al Lingotto, come il 2004, quando è nata Terra Madre. Come in tutti i numeri zero, ovviamente, c’è tanto da riflettere per il futuro. L’unica cosa certa è che niente sarà più come prima e che per il 2018 tutto potrà ulteriormente evolvere, tanti sono stati gli stimoli e le sollecitazioni di questi cinque giorni”,
ha detto Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia.
Al di là dei golosi, Terra Madre-Salone del Gusto ha fatto il pieno anche nelle conferenze su cibo, agricoltura e sostenibilità ambientale: 5000 le persone che si sono messe in fila per ascoltare gli ospiti venuti da tutto il mondo.
[blogo-video id=”165417″ title=”A Terra Madre-Salone del Gusto i progetti per il diritto al cibo in Africa” content=”” provider=”askanews” image_url=”http://engine.mperience.net/cdn/static/img/tmnews/20160926_video_18140125.jpg” thumb_maxres=”0″ url=”20160926_video_18140125″ embed=”PGRpdiBpZD0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fMTY1NDE3JyBjbGFzcz0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudCc+PHNjcmlwdCB0eXBlPSJ0ZXh0L2phdmFzY3JpcHQiIHNyYz0iaHR0cDovL2VuZ2luZS5tcGVyaWVuY2UubmV0L0VuZ2luZVdpZGdldC9zY3JpcHRzL3dpZGdldF8xIj48L3NjcmlwdD48ZGl2IGNsYXNzPSJtcGVfd2lkZ2V0IiBkYXRhLW1wZT0ndHlwZT1wbGF5ZXJ8YXBwSWQ9MTl8dGFyZ2V0SWQ9MjAxNjA5MjZfdmlkZW9fMTgxNDAxMjV8cGxheWVyT3B0aW9ucz17ImF1dG9wbGF5Ijoibm9uZSIsImFkdlVSTCI6Imh0dHA6Ly9pYi5hZG54cy5jb20vcHR2P21lbWJlcj0zNzA3JTI2JWludl9jb2RlPXByZXJvbGwtYXNrYW5ld3MteDUwLWRlc2t0b3AiLCJ1c2VJbWFTREsiOnRydWV9Jz48L2Rpdj48c3R5bGU+I21wLXZpZGVvX2NvbnRlbnRfXzE2NTQxN3twb3NpdGlvbjogcmVsYXRpdmU7cGFkZGluZy1ib3R0b206IDU2LjI1JTtoZWlnaHQ6IDAgIWltcG9ydGFudDtvdmVyZmxvdzogaGlkZGVuO3dpZHRoOiAxMDAlICFpbXBvcnRhbnQ7fSAjbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fMTY1NDE3IC5icmlkLCAjbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fMTY1NDE3IGlmcmFtZSB7cG9zaXRpb246IGFic29sdXRlICFpbXBvcnRhbnQ7dG9wOiAwICFpbXBvcnRhbnQ7IGxlZnQ6IDAgIWltcG9ydGFudDt3aWR0aDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O2hlaWdodDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O308L3N0eWxlPjwvZGl2Pg==”]
Nell’evento torinese si è parlato anche del diritto al cibo per 60mila persone in Burkina Faso. È questo l’obiettivo di Fondazioni for Africa Burkina Faso, 28 fondazioni bancarie, insieme a 10 ong, un centro di ricerca, 27 associazioni di migranti burkinabé, 15 associazioni di produttori in Burkina Faso e 5 enti locali italiani, tra cui la Regione Piemonte.
Da Torino è stata azionata una pompa irrigua che in tempo reale, attraverso la tecnologia dell’Internet of things, ha portato acqua a Koubri, piccolo villaggio africano. Un gesto simbolico, di Piero Gastaldo, segretario generale della Compagnia di Sanpaolo, e di Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, per dimostrare che piccoli gesti possono avere un enorme influenza nella lotta alla malnutrizione in Africa.
“Questo progetto cerca non solo di creare le condizioni per una crescita sostenibile in modo da dare una risposta ai bisogni alimentari delle popolazioni dell’Africa, ma anche di creare ponti tra l’Italia e il continente africano, alla luce dei flussi migratori di questi anni, un fenomeno che non accenna a diminuire”,
ha spiegato Gastaldo, sottolineando la potenza simbolica del mettere in moto una pompa dell’irrigazione a Torino per far crescere delle piante in Burkina Faso, un gesto in grado di far capire “che ciò che facciamo qui ha conseguenze in Africa e viceversa”.