Auto Elettriche
Roma, si guastano i nuovi filobus: costretti ad andare a gasolio
I nuovi filobus annunciati dal sindaco di Roma Raggi si guastano in meno di 24 ore ma il problema è nell’assenza di una rete elettrificata cui attaccarli.
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A venti giorni dall’annuncio del sindaco di Roma Virginia Raggi e a meno di 24 ore dal varo di parte dei filobus BmB di ATAC, l’azienda dei trasporti municipalizzata della capitale, si sono verificati 4 guasti durante l’esercizio dei mezzi sulle linee 60 e 90.
I filobus hanno preso servizio sulle linee 90 e 60, dal centro al Nomentano, per fare poi ritorno in rimessa ma i primi problemi si verificano già dalla fermata di Porta Pia, dove manca l’aerostato fino al capolinea di Tor Pagnotta, percorso che i filobus devono fare con i normali motori a benzina.
ATAC ha messo in servizio 15 di quei 45 filobus, fermi nei depositi da anni, sebbene gli operatori dell’azienda, come aveva scritto Repubblica, avevano avvisato della possibilità di guasti e disagi anche perché le vetture, vista la carenza di filovie elettrificate, saranno costrette a girare per la gran parte del tempo alimentando i motori a benzina, con consumi e immissioni inquinanti tra l’altro decisamente superiori ai normali autobus.
Il modello di filobus Avancity+ S HTB (motore di trazione asincrono trifase Skoda Electric, 260 kW, raffreddato ad aria) è un filobus basato su un impianto elettrico di trazione Skoda con marcia autonoma assicurata mediante un gruppo diesel elettrico di elevata potenza che consente al mezzo prestazioni equivalenti sia in marcia sotto bifilare che su tratti non coperti da linea aerea. Secondo il blog romano Odissea Quotidiana questa, unita alla lunga attesa nei depositi ATAC (ben 5 anni) e alla carenza di filovie, potrebbe essere la vera causa dei guasti: i filobus, dovendo camminare molto con i motori diesel, hanno bisogno di un periodo di rodaggio, quasi come per imparare a camminare senza affanni e acciacchi. Anche perché pesano di più, e trasportano meno passeggeri: tre chilometri con un litro di gasolio e un’autonomia limitata che, secondo il costruttore Breda Menarini, non può superare i 200 chilometri.
Il problema, in realtà, è piuttosto datato ma ovviamente le polemiche non sono per questo state meno feroci: in molti hanno infatti accusato la dirigenza ATAC di non avere ascoltato i suggerimenti dei lavoratori e di avere voluto affrettare la messa in strada senza le adeguate infrastrutture, che non c’è stato dialogo all’interno dell’azienda e che questo ha implicato spese extra che erano evitabili.
La realtà è che la mobilità sostenibile, a Roma, resta una vera e propria utopia: dopo la dismissione dell’intera rete tramviaria (oggi sono pochissime e piuttosto lente le tramvie romane) iniziata negli anni Ottanta, l’apparente impossibilità di rendere Roma una città più a misura di bici – al netto, si intende, delle distanze decisamente scoraggianti – e la fatica con cui servizi di car-sharing e bike-sharing prendono piede in città ora è il turno dei filobus bloccati per anni per realizzare una filovia mai realizzata, costretti a usare i motori a gasolio e ad inquinare più dei vecchi bus.
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