Acqua
Inquinamento: sui fondali dei mari al 77% è da plastica
Il ministro Costa in prima linea nel contrasto all’inquinamento dei mari, nella cui tela la plastica gioca un ruolo preponderante.
La campagna #IoSonoMare punta a valorizzare ulteriormente l’attività di monitoraggio contro l’inquinamento dei mari che il Ministero dell’Ambiente svolge da anni in collaborazione con ISPRA, le Regioni, le ARPA costiere e le Aree Marine Protette. L’iniziativa, promossa dal sottosegretario all’ambiente Salvatore Micillo, vuole tenere accesi i riflettori sul mare, coinvolgendo anche i cittadini.
I dati raccolti nel nostro paese si offrono con luci e ombre. Se l’Agenzia Europea per l’Ambiente, promuove la qualità delle acque costiere in Italia per la balneazione, giudicata “al 90% eccellente”, ponendo il nostro paese sopra la media europea, meno bene vanno le cose per quanto concerne la pulizia delle spiagge.
A dare un’idea numerica di quello che stiamo dicendo provvedono alcune cifre: in 64 arenili sono stati trovati oltre 770 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia, per un totale che supera i 180 mila oggetti spiaggiati. Poco soddisfacente anche la situazione dei fondali marini: il range finale di oggetti ritrovati per chilometro quadrato è compreso tra 66 e 99 e il primato, con il 77%, spetta alla plastica.
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Ecco le parole del ministro Sergio Costa: “In fondo al mare ci sono buste, bottiglie, contenitori per alimenti e attrezzi da pesca. Con la legge ‘Salvamare’ contiamo di dare un contributo alla soluzione di questa emergenza. Non è possibile che su 150 tartarughe morte spiaggiate, i ricercatori ci dicano che tre su quattro presentano plastica nel corpo”.
L’inquinamento da plastica è una delle principali emergenze ambientali e il governo vuole fare la sua parte nel contrasto alla piaga. Un segnale positivo giunge dalla norma Salvamare che, una volta entrata in vigore, consentirà ai pescatori di portare a terra la plastica accidentalmente finita nelle loro reti. Vi potrà sembrare strano, ma finora erano costretti a ributtarla in mare perché altrimenti avrebbero compiuto il reato di trasporto illecito di rifiuti e sarebbero stati considerati produttori degli stessi, sobbarcandosi i costi di smaltimento.
Con la legge Salvamare i pescatori che diventeranno “spazzini” del mare potranno avere un certificato ambientale e la loro filiera di pescato sarà adeguatamente riconoscibile e riconosciuta. I rifiuti potranno essere portati nei porti dove saranno allestiti dei punti di raccolta e verranno introdotti dei meccanismi premiali per i pescatori.
Fonte | Ministero dell’Ambiente