ECOLOGIA
La Spagna dice sì a sondaggi per giacimenti e un nuovo gasdotto nel Parco naturale di Doñana
L’area di 543 kmq ha una biodiversità unica in Europa
Il Parco Nazionale di Doñana è un’oasi verde alle foci del Guadalquivir, un’area di 543 kmq con 135 kmq di area protetta nella quale è presente una biodiversità unica in Europa: migliaia di uccelli, daini, cervi europei, cinghiali, tassi e manguste convivono con specie a rischio quali l’aquila imperiale spagnola, il nono andaluso e la lince pardina, tutti animali tipici di Europa e Africa.
Ora il Coto de Doñana rischia di vedere compromessi la tranquillità e l’equilibrio del proprio ecosistema. Il Ministero dell’Agricoltura, Alimentazione e Ambiente spagnolo ha autorizzato la compagnia Petroleum Oil Gas España a effettuare uno studio per capire se sarà possibile estrarre e immagazzinare gas. Il progetto ha come primo obiettivo la produzione di gas naturale e come secondo l’utilizzazione dei giacimenti come immagazzinamento di gas sotterranei. Nel progetto è contemplata la costruzione di un gasdotto di 18 chilometri (che sostituirà quello preesistente che ha un diametro inferiore) e l’immagazzinamento sotterraneo di gas in una zona di 89.596 ettari fra le province di Cadice e Sevilla.
Nell’area sono già presenti da 30 anni un altro centro di estrazione e quasi 50 km di gasdotto ma ciò che preoccupa maggiormente gli ecologisti è la novità: l’immagazzinamento. Se l’estrazione è limitata nel tempo, lo stoccaggio sarebbe, invece, un’attività di lungo termine.
Le organizzazioni ecologiste iberiche si oppongono ai sondaggi sin dal novembre 2011, ora che il Ministero dell’Ambiente spagnolo ha acceso la luce verde per i sondaggi, il portavoce degli Ecologistas en Acción di Huelva, Juan Romero, spiega come l’Unione Europea abbia il potere di fermare il progetto.
C’è un’altra possibilità ancora: che, una volta effettuati i sondaggi, qualche anello si spezzi nella catena decisionale che partirà dal Consiglio dell’Agricoltura andaluso per arrivare sino al Governo spagnolo. Anche se la crisi continua a mordere. E un Paese in recessione difficilmente subordina l’autonomia energetica al rispetto dell’ambiente.
Via I El Pais
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