Inquinamento
Inceneritore di Albano, la Regione Lazio da il via libera
La Regione Lazio ha dato il via al nuovo crono-programma del Coema Spa (l’azienda aggiudicatasi, c’è chi dice senza bando, l’appalto dell’opera) per la costruzione dell’inceneritore dei Castelli Romani, ad Albano in località Roncigliano dando di fatto il via ai lavori.
Nella determina del 28 gennaio scorso si prevede che l’impianto venga consegnato entro 22 novembre 2015, data di scadenza dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale).
L’inceneritore, sul quale da anni pendono battaglie civiche, sociali, politiche e giudiziarie, è un vecchio cruccio della Regione Lazio, che ha anche creato una società pubblica, Lazio Ambiente Spa, per l’acquisizione del consorzio Gaia e, quindi, dell’inceneritore.
Un’opera che anche l’Asl RmH giudica
incompatibile con il mantenimento di una situazione igienica adeguata per il territorio
In verità non è ancora chiaro se esistono o meno i fondi pubblici per l’opera (circa 500milioni di euro); si starebbe dunque valutando la possibilità che il privato si assuma il rischio d’impresa, decisamente consistente visti anche gli obiettivi europei sullo smaltimento rifiuti (nel cui perseguimento l’Italia risulta essere parecchio indietro). E’ inoltre curioso assistere all’avvio di un inceneritore proprio laddove esiste già una discarica, Roncigliano, su cui pendono importanti indagini su ipotetici reati ambientali.
Fino a una certa data impianti di questo tipo avevano la possibilità di essere finanziati con i proventi della bolletta energetica e l’impianto di Malagrotta che è il gemello di quello di Albano è stato finanziato con questa procedura. Coema che lo ha realizzato di tasca sua non ha messo nulla ha semplicemente attivato i finanziamenti del noto CIP6. Nel caso dell’impianto di Albano il Consiglio di Stato ha avvallato le pur non corrette procedure amministrative stante lo stato emergenziale, ma ha inibito i finanziamenti Cip 6 perché stanziati fuori tempo massimo. Il consorcio Coema deve attivare quindi proprie finanze, ma con possibili rientri economici non definiti
ha spiegato il sindaco di Albano Alberto Nicola Marini, che ha ricordato di essere contrario all’impianto, così come speranzosamente contrario era stato il ministro Corrado Clini.
Nel frattempo, lungo la linea dell’emergenza romana, Manlio Cerroni ed Ama, gestori di due degli impianti su cui il Noe ha ravvisato una sottoutilizzazione, hanno rispedito al mittente le accuse: Ama spiegando che gli impianti lavorano a pieno regime, Cerroni invece sostenendo che lavorano al massimo dal mese di dicembre. O i Carabinieri del Noe hanno dichiarato il falso o Ama e Cerroni, delle due l’una.
Massimiliano Iervolino, dei Radicali, candidato alla Regione Lazio ed autore di ben due libri sul caos rifiuti romano, ha pubblicato sul suo sito i “numeri del fallimento”, cioè quella realtà evidenziata recentemente proprio dal Noe che ha ispezionato gli impianti che il decreto Clini vuole sfruttare per mettere una pezza all’emergenza rifiuti:
Ciò dimostra senza dubbio alcuno che si poteva benissimo evitare di smaltire tal quale in discarica, ma ovviamente nessuno ha mai mosso un dito per evitarlo. Tra i responsabili di tale pasticciaccio oltre i 2 commissari speciali, anche il Comune di Roma e la Regione Lazio che, come confermato dalla Commissione Europea, non hanno assolto in pieno i loro compiti.
spiega Iervolino.
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