ECOLOGIA
Rifiuti di Roma, l’ira di Clini: “non firmo nessuna proroga di Malagrotta”
Il ministro dell’Ambiente è sconcertato: “nessuna proroga, rifiuti in strada”
Tanto tuonò che piovve.
Con queste parole è possibile riassumere la reazione del ministro dell’Ambiente Corrado Clini alla decisione del Tar del Lazio di sospendere il decreto che avrebbe permesso, nelle intenzioni del ministro, di risolvere il deficit impiantistico per il trattamento dei rifiuti di Roma e Città del Vaticano, scongiurando così l’emergenza in città.
In un intervista al quotidiano laRepubblica di questa mattina il ministro non va molto per il sottile:
A Roma ci saranno i rifiuti in strada, perché io al commissario Sottile un’altra proroga per Malagrotta non gliela faccio firmare. Glielo metto per iscritto: gli vieto di concedere ulteriori proroghe dopo quelle già stabilite.
ha dichiarato alla giornalista Cecilia Gentile.
Nell’intervista il ministro appare rabbiosamente sconcertato dalla decisione del Tar e, in effetti, non si può dargli torto: le responsabilità di questa situazione, è evidente, non sono sue nè tantomeno del commissario straordinario Goffredo Sottile, ma di tutta la classe politica che ha governato Roma ed il Lazio negli ultimi 15 anni.
Non solo: dalle parole del ministro si evince una totale dissociazione tra i poteri dello Stato. Se da una parte infatti il decreto Clini poteva essere una soluzione utile a risolvere, o a tentare di farlo, il problema rifiuti a Roma (problema affrontato in passato solo tramite lo strumento della proroga di Malagrotta), dall’altra il Tar ha valutato come “sufficienti” gli impianti di Roma per il trattamento dei rifiuti:
Certo, bastano se si continua a buttare il tal quale in discarica. Ma tutto questo è contro le direttive europee e la legge italiana. Si vuole continuare ad agire contro la legge e a pagare le sanzioni della commissione europea? Io quella discarica la chiudo, è un obbligo e un obiettivo che mi sono posto. Non farò come tutti gli altri, che sono andati avanti di proroga in proroga. Farò il tecnico fino in fondo.
La relazione dei Carabinieri del Noe non è stata presa in considerazione dai giudici del Tar, che si sono semplicemente accontentati degli esposti dei gestori degli impianti del Lazio: a livello amministrativo tuttavia non c’è alcuna svista o, peggio, alcun illecito. Semplicemente, la cosa pubblica in Italia viene gestita in questo modo.
Ricapitolando: vista la procedura d’infrazione europea e l’insostenibilità ambientale di continuare a gettare rifiuti talquale nella grande fogna a cielo aperto di Roma Malagrotta, Clini ha emesso un decreto che prevedeva il trattamento dei rifiuti romani tramite impianti Tmb (Trattamento Meccanico Biologico); tuttavia, il deficit impiantistico di Roma (per legge non è possibile trattare i rifiuti fuori dal proprio territorio) restava di 1200 tonnellate al giorno.
Per questo il ministro ha pensato, con il commissario straordinario, di emettere un decreto in stato d’emergenza, affinchè si potesse trattare fuori Roma, in deroga, i rifiuti in eccedenza. A questo decreto si sono immediatamente opposti i gestori degli impianti selezionati dai tecnici della Regione Lazio, gli stessi tecnici che selezionarono gli ormai famosi 7 siti papabili per una nuova discarica, rivelatisi uno dopo l’altro non adatti a quella destinazione d’uso: grazie a studi effettuati solo sulla carta, senza alcun sopralluogo, si sono persi ben 2 anni nella ricerca di una discarica.
I gestori si sono così appellati al Tar per chiedere l’annullamento del decreto (soltanto sospeso fino a giugno), mentre il ministero dell’Ambiente inviava i militari del Noe a controllare la reale capacità degli impianti, rivelatisi sottoutilizzati.
Informazione tuttavia pervenuta al ministero e non al Tribunale, che, va da sè, non può prendere decisioni sulla base di notizie stampa; il risultato tuttavia è un drammatico ritorno al punto di partenza (15 anni fa), aggravato dalla procedura d’infrazione pendente che con tutta probabilità verrà riattivata a fronte di questa decisione, che potrebbe costare milioni di euro al giorno di soldi pubblici.
Secondo i giudici non ci sarebbe una effettiva situazione di emergenza:
Sono semplicemente sconcertato. È una brutta storia. Una storia che abbiamo già visto. Una commedia assurda. Noi abbiamo aperto il tappo e…apriti cielo. Sono riusciti a convincere 90 sindaci di un problema che non c’è. Hanno raccontato che avremmo lasciato i rifiuti nella discarica di Colfelice, quando avevamo detto chiaro che una volta trattati sarebbero tornati a Roma. Una vicenda surreale finita con questa altrettanto surreale sentenza del Tar. Il rischio dell’emergenza rifiuti a Roma è stato notificato a partire dal decreto del presidente del consiglio dei ministri del 22 luglio 2011, ed è singolare che il Tar non se ne sia accorto. I dati sono chiari e pubblici. E faccio presente che gli accertamenti svolti dal nucleo operativo ecologico dei carabinieri, che sono organo di polizia giudiziaria, possono essere contestati solo attraverso una querela di falso.
ha spiegato Clini a Repubblica, annunciando di aver già pronto il ricorso al Consiglio di Stato, che sarà presentato lunedì, e di voler presentare alla procura della Repubblica tutti gli atti, compresa la sentenza del Tar, sulla vicenda rifiuti di Roma.
Via | laRepubblica