Alimentazione
Carne di cavallo nel ragù Findus: la società fa causa al fornitore
Uno scandalo a scatole cinesi. In gioco (almeno per ora) non c’è la salute dei consumatori ma la credibilità dei brand
Il clamore destato dalla carne di cavallo spacciata per manzo si allarga ben oltre i confini di Regno Unito e Irlanda. Negli ultimi giorni lo scandalo ha coinvolto la Findus Nordic. Se per Burger King la carne equina era finita negli hamburger, per Findus ha “arricchito” il ragù delle lasagne prodotte in Lussemburgo.
Sul banco degli imputati è stata messa la francese Comigel che rifornisce la Findus. Nelle lasagne riservate al mercato francese sono state trovate percentuali di carne equina comprese fra il 60 e il 100% del ripieno. La Findus si è vista costretta a ritirare il prodotto in Francia, Regno Unito e Svezia: non per possibili problemi di salute derivanti dal prodotto, ma per una questione di etichettatura fraudolenta degli ingredienti. Il problema non è se questa carne faccia male (visto che si tratta di carne sana), il problema è che se le maglie dei controlli sono così larghe, cosa capiterà se la carne dovesse – invece – fare male?
La filiera però è lunghissima e il caso rischia di diventare una sorta di matrioska. La Comigel si era a sua volta rifornita dalla Spanghero che aveva acquistato la carne da un fornitore romeno che utilizza un macello nel quale vengono abitualmente abbattuti sia cavalli che manzi.
Nel week end Findus Nordic ha fatto sapere, attraverso il suo ad Jari Latvanen, che citerà in giudizio Comigel e i suoi fornitori per frode e mancato rispetto delle disposizioni contrattuali, a seguito dello scandalo della contaminazione. E uno dei fornitori – Spanghero – aveva già annunciato negli scorsi giorni che avrebbe citato in giudizio il fornitore romeno. Praticamente una logica da pesce grande che mangia pesce piccolo con la Spanghero, tanto per fare un esempio, nel doppio ruolo di (presunta) frodata e (presunta) frodatrice.
Le autorità romene, dal canto loro, respingono le accuse al mittente, ovverosia al produttore francese Comigel. Dragos Frumosu, presidente dei sindacati dell’industria alimentare romena, ha dichiarato che, visti i controlli sistematici ai quali vengono sottoposte le carni, pare piuttosto improbabile che “qualsiasi macello romeno possa consegnare carne di cavallo sotto l’etichetta di carne bovina”. In una filiera con almeno quattro passaggi dall’allevatore al prodotto finito rintracciare i veri responsabili diventa difficilissimo.
Frumosu contrattacca affermando che spetta all’importatore francese controllare la qualità della carne all’arrivo, specie quando si tratta di grandi quantitativi:
Se non ci sono proteste all’arrivo della carne, quando emerge che è cavallo e non manzo, allora vuol dire che sei stato complice con il produttore rumeno, cambiando l’etichetta dopo.
La carne di cavallo romena arriva normalmente anche sul mercato italiano ma non “camuffata” e dichiarata come tale. Solamente con un ricarico molto più alto di quello che avrebbe la carne equina allevata in Italia.
Via I Quotidiano.net
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