Clima
Diluvio universale e global warming: le follie dei teocon
Secondo il deputato repubblicano USA Barton, la prova che i cambiamenti climatici non dipendono dall’uomo sta nel fatto che al tempo del diluvio universale non si bruciavano fossili: sembra uno scherzo, ma è vero.
Per sostenere l’ultima tranche del famigerato oleodotto Keystone, il deputato texano repubblicano Barton non esita a tirare in ballo il libro della Genesi e il diluvio universale, per “dimostrare” che i cambiamenti climatici non sono opera dell’uomo.
«Per chi crede nella Bibbia – ha detto il congressista – il diluvio universale è un esempio di cambiamento climatico. E non è certo avvenuto perché l’umanità aveva sviluppato troppo l’energia dagli idrocarburi».
Sembrerebbe uno scherzo se non ci fosse un video a dimostrarlo. Si tratta di un interessante esempio di paralogismo, volto forse ad ingannare i più suggestionabili: si cita un fatto mitologico (il diluvio) come se fosse reale e lo si usa per argomentare contro l’ipotesi di un global warming antropogenico sostenuto da un crescente e convergente numero di prove e di fatti legati alla chimica e alla fisica.
In realtà, anche se il diluvio fosse stato un fatto storico, non proverebbe un bel niente: se in passato ci sono stati grandi cambiamenti climatici dovuti a cause naturali (variazioni nell’orbita terrestre, eruzioni vulcaniche ecc), questo non esclude che oggi la scala delle attività antropiche possa a sua volta incidere sul clima.
Ma queste semplice argomentazioni logiche non possono di certo scalfire le ferree convinzioni di un teo-con (ma forse sarebbe meglio dire teo-oil) che nel 2011 si è profuso in scuse alla BP per l’ammenda da 20 miliardi di dollari inflitta dal governo alla multinazionale per il disastro della Deepwater Horizon.
Rappresentazioni artistiche del diluvio universale