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Terremoto a L’Aquila, 1 miliardo per sbloccare la ricostruzione
Il sottosegretario Catricalà promette lo stanziamento di un miliardo per la ricostruzione de L’Aquila post terremoto: dovrebbe arrivare in meno di un mese.
Torna con la promessa solenne del valore di un miliardo di euro per la ricostruzione de L’Aquila: il sindaco aquilano Massimo Cialente, giunto questa mattina a Palazzo Chigi a Roma imbracciando la carriola, simbolo della mancata ricostruzione di una città in fase ormai post-crepuscolare dopo il terremoto che l’ha letteralmente devastata nell’aprile 2009, nell’incontro di questa mattina con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, il capo dipartimento del Ministero per la Coesione Territoriale Aldo Mancurti e con il capo ufficio di Gabinetto del ministero Alfonso Celotto, torna in Abruzzo portando a casa il bersaglio grosso.
Prima di entrare a Palazzo Chigi gli aquilani erano, come sempre, molto determinati:
Abbiamo già di fatto impegnato, come comune de L’Aquila 965 milioni di euro, somma spettante al comune de L’Aquila degli oltre 2 miliardi della delibera CIPE del dicembre 2012, peraltro scandalosamente non ancora trasferita. Nello stesso documento, dimostriamo, conti al centesimo, che per il 2013 servono solo per i progetti presentati ad oggi altri 800 milioni euro.
A raccontare l’esito dell’incontro è stato lo stesso Cialente, all’uscita da Palazzo Chigi:
Il sottosegretario Catricalá ha accolto la richiesta di circa 1 miliardo per il 2013 da stanziare subito con un decreto, a copertura del fabbisogno, per l’anno in corso, del Comune dell’Aquila e di quelli del cratere. […] riusciremo a far partire quei cantieri fermi a causa dell’insufficienza di risorse e a sbloccare quelli già avviati per cui, con i fondi attualmente disponibili, non riusciamo neanche a pagare gli stati di avanzamento lavori.
Il miliardo sarà disponibile con tutta probabilità entro 17-25 giorni: il Governo li stanzierà in un decreto legge che sarà pronto a brevissimo e, entro la fine dell’anno, inserirà ulteriori note di spesa con le somme necessarie a completare (o meglio iniziare) la ricostruzione nella legge di stabilità nazionale che il Parlamento dovrebbe votare entro la fine dell’anno (con i tempi che corrono il condizionale è d’obbligo).
Dallo stato di emergenza che ha oscurato i diritti civili, la legalità e la gestione della cosa pubblica a L’Aquila dalle ore immediatamente successive al terremoto, ai processi amministrativi burocratici e farraginosi: le sorti del capoluogo abruzzese, da quel maledetto 6 aprile 2009, non si sono mai risollevate si sono scontate con un popolo, quello aquilano, che non ha mai chinato la testa, che ha sempre chiesto a Roma di far partire il processo di ricostruzione, di non abbandonare L’Aquila al suo destino.
Ci sono voluti quattro anni ma loro, gli aquilani, sono sempre lì: radicati alla loro terra come alberi secolari, duri come le pietre del Gran Sasso e tenaci come i rugbysti nero-verdi; lo ha spiegato lo stesso sindaco Cialente: tra malagestione e crisi economica ad oggi si è fatto molto, troppo, poco:
Finora la ricostruzione é stata bloccata dalla farraginositá dei processi amministrativi, per cui, pur avendo disponibilitá di fondi, non si riuscivano a spenderli. Ora, invece, ci troviamo nella situazione contraria. Il cambio di governance ha impresso finalmente un’accelerazione e segnato un deciso cambio di passo nella ricostruzione, per cui siamo pronti con i progetti e con il cronoprogramma, approvato dal Consiglio comunale, ma siamo fermi per mancanza di liquidità.
Mancanza sempre fatta presente al governo di Roma che, solo a parole fino ad oggi, si è sempre detto sensibile al tema: l’impegno assunto questa mattina, lo stanziamento di un miliardo di euro per la ricostruzione de L’Aquila per decreto legge, servirà a dare ossigeno alla città, per consentire la riapertura dei cantieri.
Sono oltre 5.000 le pratiche consegnate a Fintecna: di queste 1.914 hanno concluso l’iter della filiera e sono pronte per i lavori.
aveva dichiarato ieri la senatrice Stefania Pezzopane, che ha anche denunciato il fatto che non siano mai giunti i fondi del Lotto e delle economie dell’industria farmaceutica.
Probabilmente non sarà Napolitano a firmare il decreto, che potrebbe a questo punto diventare il primo provvedimento promulgato dal prossimo Presidente della Repubblica: ripartire da L’Aquila, per tutto il paese, potrebbe in tal senso rappresentare un simbolo reale di rinascita, di taglio con un passato oscuro e melmoso nella gestione della cosa pubblica (che ha avuto il suo apice proprio nelle dinamiche post-terremoto, quando L’Aquila è stata trasformata in un grande laboratorio sociale a cielo aperto ma con cancelli chiusi, nel quale si è sperimentato l’effetto dello “stato d’emergenza”).
La “nota stonata” di oggi si è avuta eccome: all’incontro di questa mattina a Palazzo Chigi erano presenti, oltre al sindaco de L’Aquila, tre assessori, numerosi consiglieri comunali e nove sindaci di altre città terremotate abruzzesi; grande assente (non è la prima volta) il Presidente della Regione Abruzzo Giovanni Chiodi.
Per far capire: subito dopo aver incontrato gli abruzzesi Catricalà ha tenuto una seconda riunione a Palazzo Chigi, questa volta riguardante il sisma dell’Emilia, tra i cui presenti c’era il Presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani.