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Perchè a Bersani non piace Stefano Rodotà l’ambientalista e rilancia con Giorgio Napolitano

Giorgio Napolitano accetta di correre per il secondo mandato presidenziale. Ma perché Stefano Rodotà acclamato da milioni di cittadini italiani tra cui anche elettori del Pd non convince Perluigi Bersani?

L’impasse in cui versa da 50 giorni la Repubblica Italiana che culmina in queste ore con la ricandidatura di Giorgio Napolitano affonda le sue radici in una sconnessione tra la politica e il Paese che arranca a sopravvivere tutti i giorni. A gran voce è stato chiamato il risolutore Giorgio Napolitano che accetta le votazioni per un secondo mandato settennale e dunque a traghettarci nel 2020, che se Iddio vorrà, avrà 95 anni: sembra davvero oltre ogni umana immaginabile prospettiva. Il suo sembra un peccato di Vanità e probabilmente costerà caro al Paese considerato che la sua politic l’ha espressa nel settennato appena concluso e abbiamo ben capito da che parte sta e sopratutto da che parte intende restare.

Tutta questa gran confusione si è venuta a creare perché la candidatura di Stefano Rodotà non piace a Pierluigi Bersani che gli ha preferito Franco Marini prima e Romano Prodi poi. Eppure Stefano Rodotà piace a una gran parte dei grandi elettori del Pd ma censurati nel votarlo: perché?. Bersani non perdona al giurista calabrese quel peccato originale legato al Referendum per l’acqua pubblica, mai sostenuto dal segretario dimissionario del Pd e scritto dall’ex presidente per la Privacy che pure ha redatto un addendum all’art.21 della Costituzione sulla libertà di espressione includendo internet e dunque la banda larga.

Anche il Pd in passato e proprio con Pierluigi Bersani si era espresso con argomenti tipici della sinistra, dalle privatizzazioni delle grandi lobby delle energia (mai avvenuta però) al ridimensionamento delle classi privilegiate, alla possibilità di avere una perequazione più giusta. ma tutto ciò che è risorsa natruale per Pierluigi Bersani deve diventare industria e multinazionale: dall’acqua ai rifiuti, in un ciclo virtuosamente legato a banche e finanza. Dall’inceneritore d Parma alla Tav in Piemonte, ha consegnato i cavalli di battaglia dell’ambientalismo al Movimento 5 Stelle e territori sacche di voti proprio per i grillini. Ma al Pd di Bersani-D’Alema la sconfitta non è bastata e allora si è presa una strada che politicamente è più vicina alla destra che non alla sinistra e lontanissima dal Paese avendo comunque la destra conservato il populismo che l’ha sempre contraddistinta: ricordate l’Imu di Berlusconi?

I temi legati al territorio, alla tutela della salute e dunque anche dell’ambiente non sembrano più appartenere alla sinistra legata a Bersani-D’Alema e allora ecco che uno Stefano Rodotà diventa inaccettabile per l’attuale Pd, anche a costo del suicidio politico. Eppoi non dimentichiamoci l’affare Mps, tutto ancora da spiegare, per cui Beppe Grillo si è speso in accuse profonde che hanno fatto traballare molte sicurezze. Ma ve lo immaginate Stefano Rodotà presiente della Repubblica Italiana a dover fronteggiare con Bersani- D’Alema su acqua pubblica, Mps e riforme per il lavoro?

Io ho solo una grande domanda che mi gira per la testa da molti giorni: se Bersani non risponde più ai suoi elettori, e le scelte sin qui fatte lo dimostrano ampiamente, a chi sta rispondendo in nome del mio Paese?

Vi lascio in questo video l’analisi fatta a Z di Gad lerner su La7 da Marica Di Pierri ambientalista e non legata al M5S che spiega molto bene il valore di Dtefano Rodotà nel merito delle battaglie ambientaliste condotte negli ultimi 5 anni.

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