Cronaca ambientale
Pcb Caffaro Brescia: via libera alla bonifica, ma dal 2016
Cresce la preoccupazione fra gli abitanti delle zone adiacenti allo stabilimento della Caffaro di Brescia, contaminate dai Pcb
Questa settimana il Governo ha siglato il via libera alla progettazione delle bonifiche del sito Caffaro di Brescia. Fra la popolazione, l’allarme per i livelli di policlorobifenili (Pcb) 10mila volte superiori ai livelli consentiti dalla legge è alto. In prossimità della fabbrica si coltivano insalate, pomodori e ortaggi che finiscono nella catena alimentare. Gli abitanti dei quartieri di Noce, Chiesanuova e Primo Maggio, nonostante le informazioni connessi all’attività agricola in prossimità della Caffaro, continuano a coltivare, pensando che la contaminazione altro non sia che un bluff.
La bonifica, dunque, si farà, ma non in tempi brevi. L’ipotesi più probabile è che i lavori partano nel 2016. Occorre un’indagine approfondita sulla falda, ma, attualmente, è difficile ipotizzare quali soluzioni verranno prese per rimediare al danno fatto dalla Caffaro. Pensare di poter spostare i 3 milioni di metri cubi di terra avvelenata che stanno sotto la fabbrica è pura utopia, così come è altamente diseconomica l’ipotesi di rinchiudere il cono di terra in una barriera di cemento.
L’operazione di bonifica più probabile prevede l’utilizzo di una barriera idraulica che utilizzi reagenti per neutralizzare inquinanti quali mercurio e solventi. Per quanto riguarda i Pcb (i fluidi utilizzati nei trasformatori e utilizzati nei trasformatori e lì prodotti fino al 1984) la bonifica potrebbe realizzarsi infilando nel sottosuolo elettrodi in grado di catalizzare le molecole e portarle in superficie.
Il Pcb è cancerogeno, ma ancora una volta – come l’amianto, come il nucleare – la sua redditività economica ha posto in secondo piano sicurezza e salute. A Brescia non è solo la Caffaro a essere sotto osservazione: Baratti-Inselvini, Forzanini e Piccinelli e numerosi altri siti industriali potrebbero aver causato gli stessi problemi.
Intanto negli scorsi giorni il Kollettivo Studenti in lotta, il Collettivo universitario autonomo e il coordinamento Sos Scuola ha occupato l’Assessorato allo Sport del comune di Brescia per la mancata bonifica del campo d’atletica Calvesi inquinato dai Pcb della Caffaro.
L’attività sportiva deve far bene alla salute non metterla a rischio. (…) Non intendiamo accettare nuovi rinvii e non accettiamo obiezioni riguardanti la mancanza di risorse, perchè i soldi per altre opere si trovano: vedi volontà di costruire un nuovo parcheggio sotto il castello, costo 21 milioni di euro, acquisto dell’ex Oviesse, costo 8 milioni e 770 mila euro, acquisto nuova sede della polizia locale di via san Faustino, costo 1,7 milioni di euro; realizzazione o riposizionamento del Bigio,
hanno sottolineato gli occupanti in un comunicato.
Il bubbone è scoppiato dopo la sera del 31 marzo e un’inchiesta del programma Presa diretta condotto da Riccardo Iacona. Ora la popolazione vuole certezze e un’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni che, in alcuni casi, continuano a fare melina. Qualche giorno fa, in un incontro pubblico organizzato dall’amministrazione comunale di Capriano del Colle la dottoressa Lucia Leonardi, responsabile di medicina ambientale dell’Asl, ha ribadito che le analisi saranno “totalmente a carico del cittadino perché la ricerca del Pcb non è considerata dal punto di vista clinico”. Un approccio che – per il momento – è lontanissimo da quello adottato a Casale Monferrato di fronte al disastro ambientale provocato dall’amianto
Via | Corriere
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