Cronaca ambientale
Dopo 17 giorni ragazza estratta viva dalle macerie del Rana Plaza a Dacca
Si chiama Reshmi la ragazza sopravvissuta per 17 giorni sotto le macerie del Rana Plaza crollato a Dacca.
Si chiama Reshmi ed è sopravvissuta per 17 giorni sotto le macerie del Rana Plaza crollato a Dacca lo scorso 24 aprile. E’ riuscita a non morire per la sete grazie all’acqua presa dalle macerie che è stata abbondantemente versata per spegnere l’incendio che si era propagato dopo il crollo.
La ragazza estratta viva dopo 17 giorni dalle macerie del Rana Plaza a Dacca in Bangladesh
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Secondo quanto riferito dalla Somoy Tv, Reshmi aveva trovato rifugio tra le rovine di una delle sale dell’edificio che ospitava 5 fabbriche tessili. La ragazza ha fatto sapere di essere anche riuscita a mangiare dei biscotti ma che le sue scorte si erano esaurite da due giorni. Reshmi è riuscita a chiedere aiuto sentendo i soccorritori al lavoro e ha iniziato a gridare per farsi localizzare. I soccorritori erano increduli e hanno stentato a credere che ci potesse essere un sopravvissuto.
Il crollo ha causato la morte di 1041 persone la maggior parte adolescenti che sono stati riconosciuti dai cellulari o dalle targhette che portavano al collo. le autorità hanno reso noto che sono state estratte vive dalle macerie 2.437 persone e tra questi, un migliaio risultano gravemente feriti.
Bangladesh: une survivante retrouvée dans les… di BFMTV
Un’indagine preliminare ha rilevato che le vibrazioni causate dai generatori accesi durante un’interruzione di corrente possano essere stati la causa del crollo dell’edificio già molto fragile. L’architetto del palazzo ha detto che il Rana Plaza era stato progettato per ospitare un centro commerciale e uffici, non fabbriche tessili. La polizia ha arrestato dodici persone, tra cui il proprietario dell’edificio.
Tra i clienti delle fabbriche tessili anche Benetton che ha ammesso di aver ricevuto forniture di capi di abbigliamento. Il Bangladesh è il secondo più grande esportatore al mondo di abbigliamento a causa dei bassi salari e dell’ abbondante manodopera.
Via | Le Parisien