Acqua
Il colosso idrico laziale Acqualatina Spa in crisi: acqua pena comune
La crisi morde il settore idrico: Acqualatina Spa, gestore idrico del Lazio meridionale, è in crisi. Quali sono i reali motivi?
Morosità degli utenti, tariffe inadeguate, calo dei consumi: questi i motivi alla base della crisi del gestore idrico del sud del Lazio Acqualatina Spa, almeno a detta dello stesso gestore che, secondo il Corriere della Sera, avrebbe voluto licenziare 73 dipendenti, salvati dalle trattative sindacali che hanno portato a ben 170 contratti di solidarietà.
Acqualatina Spa è un vero e proprio colosso idrico: gestore del Servizio Idrico Integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale n.4 – Lazio Meridionale (il 51% del capitale è detenuto dai Comuni dell’ ATO4), da tempo in forte crisi a causa di quei 65 milioni di euro di crediti (il 10% dell’intero fatturato dall’inizio del 2002) ancora non riscossi, che starebbero minando le fondamenta economiche dell’azienda e mettendo a rischio l’intera fornitura idrica del Lazio meridionale.
Un problema a cui vanno aggiunti due fattori fondamentali, le tariffe (troppo basse secondo il gestore) e la flessione verso il basso del consumo idrico: i cittadini, detto in soldoni, risparmiano sull’acqua per fare fronte alla crisi. Difficile a credersi.
I problemi di Acqualatina sono un po’ più pesanti di quanto non si voglia far sapere: Ecoblog ne aveva parlato in tempi non sospetti, nel settembre 2012, quando aveva reso noto un rapporto di Althesys, società di consulenza strategica, che mostrava come la provincia di Latina gettasse letteralmente al vento le proprie risorse idriche.
Secondo quel rapporto le condotte di Acqualatina Spa perdono fino al 60% delle proprie risorse, nonostante dal 2003 siano stati garantiti ben 130 milioni di euro di fondi pubblici per l’ammodernamento proprio della rete idrica, con l’obiettivo di ridurre le perdite ad un massimo dell’11%, un investimento che fa parte di un piano d’ammodernamento più generale dell’intera rete idrica nazionale (che per Althesys ammonterebbe a 65 miliardi, praticamente due finanziarie).
Denari che sono stati spesi anche per i dearsenificatori, dato che per anni l’acqua fornita ai cittadini era contaminata dall’arsenico. Il Comitato Acqua pubblica di Aprilia contesta inoltre la gestione del personale, scriteriata negli anni, fino a far aumentare i costi da 4,5 milioni l’anno nel 2004 a 15,5 milioni nel 2011, oltre al fatto che le tariffe sarebbero aumentate fino al 130%.
Acqualatina Spa non ci sta, e respinge le accuse del Comitato al mittente, non spiegando tuttavia lo stato dell’arte sugli sprechi che scaturiscono dalle fatiscenti condotte.
Via | Corriere Roma