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Ilva, il gip concede l’uso degli impianti sotto sequestro. Il ministro Orlando: “Aia non rispettata”
Concessa dal gip la facoltà d’uso dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto, sotto sequestro dal 26 luglio.
Le criticità delle indagini Ispra
Nel tardo pomeriggio di oggi il Ministro dell’ambiente Andrea Orlando ha presentato alcuni punti di criticità rilevati nel corso delle indagini effettuati da Ispra (Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale) all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto. L’ispezione è stata stabilita per verificare lo stato di avanzamento dell’Aia, il piano di interventi strutturali e gestionali dell’acciaieria; l’indagine conoscitiva, si legge in una nota del Ministero dell’Ambiente, ha evidenziato cinque precisi elementi di criticità: ai moli “sporgenti” 2 e 4 dello scalo marittimo, i sistemi per la movimentazione dei materiali trasportati via nave non sarebbero a norma, i tempi previsti per rispettare la prescrizione per la copertura completa dei nastri trasportatori resterebbero significativamente superiori ai vincoli inizialmente imposti dall’Aia (ad oggi completati al 20%), i tempi previsti per rispettare le prescrizioni sulla chiusura completa degli impianti aperti, in aree di gestione dei materiali che sviluppano polveri, resterebbero superiori ai tempi inizialmente imposti dall’Aia, le emissioni per le quantità di polvere nel flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento continuerebbero ad essere superiori ai limiti di legge e non sarebbe del tutto soddisfatta la prescrizione che impone l’eliminazione del fenomeno di slopping (l’espulsione delle tristemente note “nubi rosse”).
Il ministro Orlando ha così commentato:
E’ inaccettabile che si trasgredisca a una procedura e a un percorso che deve essere seguito in modo molto più rigido a garanzia della tutela della salute dei cittadini. […] Dal rapporto che ha predisposto il ministero dell’Ambiente e dalle prime risultanze dell’ispezione dell’Ispra emerge un dato: che il percorso previsto è stato soltanto parzialmente rispettato e, quindi, si tratta di reintervenire per assicurare che gli obiettivi di ambientalizzazione siano realizzati perchè non è accettabile che si trasgredisca a una procedura e a un percorso che deve essere seguito in modo molto più rigido a garanzia della tutela della salute dei cittadini.
Il gip più famoso d’Italia, Patrizia Todisco del Tribunale di Taranto, ha concesso ad Ilva Spa la facoltà d’uso degli impianti dell’area a caldo sequestrati per inquinamento il 26 luglio 2012, pur confermando il sequestro; il provvedimento è stato già notificato dai Carabinieri del Noe all’azienda ed ai custodi giudiziari.
Nonostante il braccio di ferro tra la magistratura tarantina e l’azienda siderurgica non accenni ad una tregua, il provvedimento di oggi pomeriggio, già notificato dal Noe dei Carabinieri, era nell’aria da diverso tempo: il gip aveva infatti sospeso il giudizio, dopo l’istanza di dissequestro presentata dai legali di Ilva a gennaio, in attesa del verdetto della Corte Costituzionale sulla legge cosiddetta “salva-Ilva”.
Respinti i ricorsi della magistratura, dai primi di aprile si attendeva un’apertura del gip proprio sull’area a caldo, apertura che è arrivata questo pomeriggio: si all’utilizzo degli impianti, che restano sotto sequestro, ma si anche a nuovi controlli, che i custodi giudiziari dovranno ora predisporre.
Le nuove verifiche all’impiantistica del siderurgico dovranno essere focalizzati sui sistemi di monitoraggio (quelle centraline “in continuo” con i cui rilievi sia Ilva che la Regione Puglia, per anni, si sono vantati di rispettare le emissioni) e, appunto, sulle emissioni (in particolare di diossine e PCB).
I sigilli erano stati posti a sei aree dell’impianto, quelle giudicate più inquinanti, ovvero parchi minerali, cokerie, l’area agglomerazione, l’area altiforni, le acciaierie e la gestione materiali ferrosi: da anni al centro di una annosa battaglia legale tra Ilva e la procura tarantina, gli impianti erano stati posti sotto sequestro proprio in virtù dell’accusa, molto articolata, di essere altamente inquinanti e non monitorati, nonchè di causare enormi danni all’area circostante.
Nel frattempo, a Roma, il gruppo di lavoro intergovernativo sull’Ilva continua la sua attività febbrile di disamina dell’intricata vicenda tarantina: all’incontro partecipano il sottosegretario alla presidenza, Filippo Patroni Griffi e i ministri dello Sviluppo, Flavio Zanonato, dell’ambiente Andrea Orlando e dei rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini.
Il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando presenterà una relazione ad Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sullo stato degli interventi in fabbrica per l’esecuzione dei miglioramenti dettati previsti dall’Aia. Domani mattina il governo riferirà, alla Camera, sullo stato dell’arte.
Il 28 maggio scorso, con un comunicato stampa ufficiale, lo stesso Ministero aveva smentito qualsiasi proroga rispetto ai termini fissati dall’Aia per la realizzazione di alcuni interventi.
I sequestri delle scorse settimane hanno minato fortemente i rapporti, già precari, tra l’azienda e la magistratura: l’appello al Tribunale del Riesame è stato un atto dovuto degli avvocati di Ilva: degli 8,1 miliardi sequestrati dal Tribunale di Taranto ne è stato trovato soltanto 1, e non composto interamente da denaro liquido.